Attualità martedì 02 luglio 2024 ore 11:56
Ecco i germogli alleati del fegato
Lo studio dell’Università di Pisa ha rivelato le potenzialità della Salicornia europea nella prevenzione della steatosi epatica
PISA — L’estratto dei germogli di Salicornia europea come alleato del fegato. A rivelare le virtù depurative di questa pianta mediterranea è uno studio dell’Università di Pisa che per la prima volta ha dimostrato che le foglie più giovani di salicornia hanno livelli significativamente più alti di composti bioattivi, come polifenoli totali, flavonoidi, flavonoli e antociani rispetto a quelle più vecchie.
In particolare, l'estratto dei germogli di questa pianta, secondo lo studio, sarebbe un alleato nella prevenzione della steatosi epatica, il cosiddetto “fegato grasso”, una condizione frequente e spesso asintomatica che però in alcuni casi può arrivare a compromettere l’organo e la sua funzionalità.
“Alla luce di questi risultati, la salicornia emerge come un alimento prezioso da inserire nei pasti, soprattutto per coloro che soffrono di malattie cardiovascolari, disturbi epatici e steatosi”, commenta la professoressa Annamaria Ranieri dell’Università di Pisa.
La salicornia è una pianta alofita, capace cioè di vivere in terreni salini e marginali in condizioni proibitive per la maggior parte della vegetazione. Qui la salicornia esercita una importantissima funzione ecologica: la sua capacità di estrarre i sali dal suolo serve infatti a contrastare l’impoverimento idrico dei terreni. Basti pensare che attualmente circa 18 milioni di ettari nel mondo, che corrispondono al 25% del totale delle terre irrigate nell’area Mediterranea e al 7% della superficie totale del pianeta, sono colpite dal fenomeno della salinità.
“Oltre a questo fondamentale ruolo ecosistemico, la salicornia è quindi un alimento che può avere una funzione importante nella dieta – continua Ranieri – come emerge dalla nostra ricerca gli estratti di questa pianta testati su modelli animali evidenziando un recupero completo dalla steatosi epatica”.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Antioxidants, è stato condotto nell’ambito del progetto europeo HaloFarMs.
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