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Attualità martedì 25 marzo 2025 ore 10:30

Erosione costiera, l'allarme dall'Arno e non solo

Uno studio dell’Università di Pisa rivela che due terzi dei delta fluviali italiani sono in pericolo per effetto dell’erosione e del clima



PISA — In Italia il mare avanza, e le coste arretrano. Lo fa spesso in silenzio, metro dopo metro, ma con effetti sempre più evidenti, soprattutto là dove i fiumi incontrano il mare. Secondo uno studio condotto dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, il 66% dei principali delta fluviali italiani è attualmente soggetto a fenomeni di erosione, con arretramenti della linea di costa che, in alcuni casi, superano i dieci metri l’anno. Una tendenza che riguarda quasi tutto il territorio nazionale e che diventa ancora più drammatica se si considerano solo le aree prive di protezioni artificiali, dove la percentuale sale al 100%.

Il lavoro, pubblicato sulla rivista scientifica Estuarine, Coastal and Shelf Science, ha preso in esame quattro decenni di trasformazioni delle coste italiane, dal 1984 al 2024, utilizzando l’analisi di immagini satellitari per tracciare l’evoluzione morfologica dei litorali sabbiosi, con particolare attenzione alle zone alla foce dei fiumi. I risultati parlano chiaro: il cambiamento climatico, con l’aumento delle temperature superficiali del Mediterraneo, la diminuzione delle precipitazioni regolari, l’incremento degli eventi estremi e l’innalzamento del livello del mare, sta modificando in profondità gli equilibri tra terra e acqua.

Le situazioni più critiche emergono lungo tutto il Paese. In Toscana, le foci dell’Arno, del Serchio e dell’Ombrone mostrano una progressiva ritirata della costa: il Serchio e l’Arno avanzano mediamente di 2-3 metri all’anno, ma il delta dell’Ombrone raggiunge valori doppi, fino a 6 metri, minacciando direttamente ambienti delicatissimi come il Parco della Maremma e mettendo in discussione la tenuta delle attività agricole e turistiche dell’area. Il caso più estremo si registra però in Basilicata, con il delta del Sinni che perde oltre dieci metri all’anno, uno dei valori più alti mai registrati nel nostro Paese.

Il ruolo dei fiumi, un tempo fonte di sedimenti che alimentavano naturalmente le spiagge, oggi è fortemente limitato da interventi antropici e infrastrutture che ne ostacolano la funzione. In parallelo, l’energia delle mareggiate cresce, trovando territori sempre più vulnerabili e meno in grado di resistere.


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