Attualità mercoledì 28 maggio 2025 ore 12:00
L'umanità secondo gli studenti del Santoni

Si è conclusa alla Gipsoteca di Arte Antica, l’iniziativa "Umano troppo umano", che ha coinvolto tre classi e i alcuni docenti della scuola
PISA — Parlare di umanità non è mai un esercizio teorico, è un impegno quotidiano, che parte proprio dalla scuola. Ne sono convinti il dirigente scolastico Maurizio Berni, gli insegnanti e gli studenti della terza D, quarta D e quinta D che nel corso dell’anno hanno lavorato in modo trasversale, con la Agata Concetta Mirabella, docente di italiano e storia, Margherita Dini docente di Scienze motorie e sportive e con Monica Amoro docente di lingua inglese scegliendo di riflettere sul modo di vivere nel mondo e con gli altri, interrogandosi per costruire insieme uno spazio di ascolto e consapevolezza.
Si è conclusa nei locali della Gipsoteca di Arte Antica di Pisa, l’iniziativa "Umano troppo umano", il laboratorio finale di educazione civica, che ha coinvolto le tre classi dell’indirizzo Agraria, agroalimentare e agroindustria dell’Istituto Santoni di Pisa.
Al centro del percorso i diritti umani, intesi non solo come principi giuridici, ma come espressione viva della dignità e del valore di ogni persona. I ragazzi hanno studiato l'origine storica e il significato dei diritti, hanno praticato Tai Qongcon il maestro Sandro Sainati, visto "Il sogno" di Roberto Benigni e il film documentario "No Other Land". Hanno poi partecipato a un momento musicale, con accompagnamento alla chitarra di Roberto Dell’Orso e discusso di diritto e processo penale con gli avvocati Chiara Benedetti, Laura Antonelli, Irene Braca e Linda Sozzi.
"Umano, troppo umano non è solo un titolo - ha chiarito la prof Agata Concetta Mirabella, ideatrice del modulo – ma una dichiarazione d’intenti. È il riconoscimento della nostra fragilità e, insieme, della nostra forza. È il tentativo di educare a una cittadinanza attiva, empatica, critica. È il desiderio di rendere l’educazione civica qualcosa che ci tocchi davvero. L’espressione richiama volutamente l’opera del filosofo Friedrich Nietzsche, ma nel nostro contesto assume un significato nuovo e più accessibile: essere “troppo umani” non è una debolezza, ma una condizione che ci unisce, ci espone al dolore, al dubbio, ma anche alla compassione, alla solidarietà, alla ricerca di giustizia. In un mondo spesso segnato dall’indifferenza e dalla disumanizzazione, riconoscere e rivendicare la nostra umanità, e quella degli altri, è un atto di consapevolezza civica e politica. Significa imparare a guardare l’altro non come un nemico o uno sconosciuto, ma come un essere umano, con dignità e diritti, proprio come noi. Il nostro laboratorio si è mosso proprio lungo il confine tra ciò che ci è dato per nascita, l'essere umani appunto, e ciò che dobbiamo ogni giorno decidere di essere, restare umani. È un confine sottile, che si attraversa con la conoscenza, il dialogo, l’ascolto e l’esperienza”.
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