Attualità venerdì 06 febbraio 2015 ore 21:00
Pisa si mobilita per Kobane e Rojava
Una città in comune - Prc presenta una mozione: "Dalla città un sostegno alle municipalità di Kobanê e del Kurdistan siriano che resistono all’Isis"
PISA — Una mozione per dare il via ad una serie di iniziative di supporto alla comunità di Kobane e ai profughi fuggiti dai cantoni del Rojava è stata presentata dal gruppo consiliare Una città in comune - Prc.
Tra gli altri punti, la richiesta al governo di adoperarsi per la cancellazione del Pkk dalla lista Ue delle organizzazioni terroriste, ma anche il riconoscimento dell'autonomia democratica del Rojava nei suoi tre cantoni del Kurdistan siriano. "Ci mobiliteremo -assicura il capogruppo Ciccio Auletta- affinché- ogni Comune italiano presenti un'analoga mozione"
Il 30 dicembre scorso è nata a Livorno l’associazione Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia Onlus, diramazione italiana di Heyva Sor a Kurdistanê, la più grande organizzazione umanitaria per il Kurdistan, attiva in Germania dal 1993 che da allora si occupa di raccolta fondi e beni di prima necessità. I progetti di Heyva Sor sono sempre stati mirati all’aiuto e appoggio alle migliaia di bambini curdi rimasti orfani durante i conflitti e le rappresaglie interne.
La lista civica Una città in comune si è prefissata anche la promozione di eventi e campagne di sensibilizzazione che coinvolgeranno particolarmente le associazioni Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia Onlus e Un ponte per.
"L'obiettivo -spiega Martina Pignatti, presidente nazionale di Un ponte per- è quello di stimolare l'attenzione nei confronti delle popolazioni che stanno lottando contro l'Isis, di cui i tre cantoni del Rojava, dove sono stati messi in atto progetti di convivenza basati sul concetto di democrazia- sono l'esempio emblematico. Quello che intendiamo fare è dare il via ad una serie di iniziative a sostegno di questi popoli partendo dalle municipalità e senza aspettare un dialogo tra governi che tarda ad arrivare".
"Anche da Pisa quindi -commenta Auletta- un sostegno alle municipalità di Kobanê e del Kurdistan siriano che resistono all’Isis. Da mesi le immagini degli orrori compiuti dallo Stato Islamico (Isis) in Siria sono sotto gli occhi di tutti, riempiono le televisioni, i giornali e i siti web che vediamo ogni giorno. Il raccapriccio per quanto viene compiuto dal sedicente Califfato islamico è un sentimento diffuso in tutto il mondo. Si parla poco invece delle popolazioni che stanno combattendo da mesi in quei territori contro l’Isis. Nel Kurdistan siriano, nella regione di Rojava, in risposta alla disgregazione dello Stato siriano e delle violenze settarie e confessionali, la popolazione si è organizzata per tutelarsi rendendosi autonoma a partire dal 2012, creando delle istituzioni democratiche elettive che hanno dato accoglienza a molti sfollati dalle altre regioni della Siria e avviato una politica inclusiva per le molte minoranze presenti nel territorio, con grande attenzione per la parità di genere nella vita politica e sociale. Si parla poco ancora delle organizzazioni che stanno con enormi sacrifici rispondendo agli attacchi dell’Isis alla città curda di Kobanê, nel nord della Siria e ai villaggi circostanti. Le unità di difesa popolare (Ypg) e le unità di difesa delle donne (Ypj) continuano ininterrottamente a combattere dal luglio 2014, e sono riuscite pochi giorni fa, il 26 gennaio, a liberare la città di Kobanê".
"Kobane è una città fantasma - commenta il rappresentante pisano della comunità curda Erdal Karabey-. Ma i drammi del popolo curdo ebbero origine nel 1923, quando le promesse nate con il trattato di Sèvrès si sciolsero e il territorio curdo si trovò diviso fra diversi nuovi stati. Attualmente sono più di 120mila le persone che dal distretto di Kobane si sono rifugiate nei campi-profughi autogestiti, dove l'emergenza più grande adesso, ancor più del cibo, è quella sanitaria".
"Questi campi -aggiunge Pignatti- solo gestiti in gran parte da donne. Paladine della resistenza civile curda, sono fonte di coesione sociale e grandi protettrici dei bambini. A queste donne simbolo della resistenza, vorremmo dedicare, quest'anno, il giorno della festa della donna".
La situazione nel Kurdistan siriano rimane drammatica, decine di migliaia di profughi vivono in condizioni disperate al confine tra Siria e Turchia, ma dicono gli esponenti di Una città in comune - Prc: "Non c’è stato un reale impegno della comunità internazionale a fornire aiuti umanitari a queste comunità. Per questo riteniamo necessario che a livello locale si alzino delle voci e si promuovano direttamente degli aiuti, sostenendo le municipalità curde e la Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia. Vogliamo che anche da Pisa parta un sostegno concreto alle municipalità di Kobanê e del Kurdistan siriano che resistono all’Isis, perché la loro lotta è la lotta di tutti".
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