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Attualità domenica 27 ottobre 2024 ore 07:00

Il ricordo di Franco Viegi in sala consiliare

Una commemorazione intensa in memoria dell'ex sindaco tra 1980 e 1990. Betti: "Fatte scelte importanti per la città durante i suoi mandati"



CASCINA — Nella sala del Consiglio comunale di Cascina si è tenuto un evento in ricordo di Franco Viegi, sindaco di Cascina dal 1980 al 1990 che ha progettato nei suoi anni da primo cittadino la Cascina di oggi.

Erano presenti, oltre alla moglie Siberiana e a Carlo Viegi, anche amici e collaboratori che hanno conosciuto in prima persona Franco: Alessandro Giari, adesso sindaco di Castellina Marittima e collaboratore del Comune di Cascina al tempo di Franco Viegi, Alessandro Garzella autore ed attore teatrale, fondatore del Teatro Politeama e Fabrizio Franceschini amico di Franco.

“Franco Viegi è stato un sindaco importante per Cascina – ha detto l’attuale primo cittadino, Michelangelo Betti - guidando il Comune per 10 anni e dando una continuità amministrativa anche rispetto agli anni precedenti. Durante i suoi mandati sono state fatte scelte importanti e coraggiose che hanno poi definito quella che è Cascina oggi: penso alla decisione di ospitare l’interferometro Virgo, il cui seme è stato piantato alla fine del secondo mandato di Viegi, o all’allora Teatro Politeama, oggi Città del Teatro".

"C’era la visione di una Cascina che guardava oltre i propri confini e cercava di intercettare opere e spunti che venissero da fuori e che potessero dare maggior respiro al nostro territorio - ha aggiunto - storicamente Cascina cresce quando è aperta al resto dei territori e Viegi seppe interpretare fino in fondo questo ruolo del nostro Comune".

“Dopo la sua morte, ho voluto mettere insieme una serie di ricordi di amici che avevano condiviso con lui una parte della sua vita pubblica - ha concluso la moglie Siberiana - poter lavorare a questi testi e alle fotografie mi ha permesso di affrontare il periodo del lutto improvviso, in un momento in cui Franco progettava ancora nuove avventure. Certo, a distanza più ravvicinata perché i grandi viaggi erano finiti ma c’erano ancora tante piccole cose che avremmo potuto continuare a condividere. Il vuoto lasciato è enorme, ma questo libro è un modo per continuare a parlare di lui”.


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