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Attualità venerdì 23 marzo 2018 ore 18:00
Occhi puntati sul satellite in caduta Tiangong-1
Scienziati pisani si arrovellano per capire quando e dove cadrà la stazione cinese ormai fuori controllo da marzo 2016
CASCINA — Ingegneri aerospaziali, matematici e scienziati di mezzo mondo stanno seguendo con interesse l'orbita discendente della stazione cinese Tiangong-1, la cui caduta fuori controllo sulla Terra è al momento prevista fra il 28 marzo e il 4 aprile, come segnalato dalla Protezione civile nazionale. Da Pisa la traiettoria del satellite è costantemente monitorata sia ufficialmente, dal laboratorio Sfd dell'Isti-Cnr per conto dell'Agenzia spaziale italiana, sia non ufficialmente, dai ricercadori della SpaceDyS del Polo scientifico e tecnologico di Navacchio, azienda che offre software e servizi per la dinamica spaziale e il calcolo delle orbite di oggetti naturali e artificiali. A questi ultimi abbiamo chiesto lumi sulle loro ricerche e su dove potrà cadere la Tiangong-1.
"Al momento è impossibile predire dove cadrà - ci ha spiegato Stefano Cicalò, ricercatore di Spacedys - se non all'interno di una fascia di latitudine compresa fra più e meno 43 gradi, vale a dire mezzo mondo. Col passare dei giorni, più la Tiangong-1 si avvicinerà alla Terra e più saremo in grado di restringere l'area del possibile impatto. A meno di un giorno dalla caduta l'area sarà ristretta nell'ordine di specifiche regioni del pianeta".
Al momento gli scenziati non evidenziano particolari rischi per gli uomini, tuttavia le dimensioni della Tiangong-1 sono considerevoli. "Parliamo di un modulo lungo 10 metri e largo 3,3 - dice in proposito Cicalò -, con due pannelli solari ai lati, per un peso complessivo di circa 8mila chilogrammi. Sono dimensioni considerevoli ma è chiaro che in gran parte andrà distrutta nell'atmosfera. Al suolo, o in mare, potranno cadere componenti resistenti al calore, come ad esempio quelli in titanio".
Anche l'Asi, l'Agenzia spaziale italiana, ha finora tranquillizzato sui possibili rischi di un impatto al suolo, in particolare sull'Italia. "Per quanto riguarda l’Italia - hanno fatto sapere dall'Asi - i sorvoli sul territorio nazionale sono circa 3-4 al giorno a distanza di circa 90 minuti l’uno dall’altro. La Stazione può anche essere osservata ad occhio nudo utilizzando particolari app che forniscono luoghi e periodi di visibilità. Non è la prima volta che un oggetto di grandi dimensioni rientra in maniera incontrollata nell’atmosfera. È anche da ricordare che ad oggi nessun danno è stato causato da parte di questi oggetti spaziali. Ricordando che la superficie del globo terrestre per circa il 70% è occupata da acqua e da zone desertiche, la probabilità che il rientro possa colpire zone abitate è davvero minima. Si valuta che il pericolo sia poco più di 1 su diecimila, molto meno dei rischi che si corrono nel viaggiare con qualunque mezzo aereo, terrestre o navale".
"In Spacedys - ha aggiunto ancora Cicalò - facciamo questo tipo di calcoli probabilistici sulla traiettoria della Tiangong-1 solo a scopo di ricerca scientifica interna, per sviluppare i nostri software. Noi, come tutti, per i nostri calcoli partiamo dalle rilevazioni quotidiane sulla traiettoria disponibili grazie alla banca dati del Comando Strategico americano, che è aggiornata quotidianamente ed è pubblica. Abbiamo anche la possibilità di usare misure radar, anche se difficilmente disponibili e, inoltre, abbiamo una fotocamera che ci consente di fare osservazioni spaziali, una sorta di piccolo telescopio (Progetto Prisma). Circa un mese fa abbiamo immortalato un passaggio della Tiangong-1 e fra il 1 e il 2 aprile, se non cade prima, prevediamo di osservarla direttamente una seconda volta".
Un triste destino per la Tiangong-1 (in cinese Palazzo Celeste) che lanciata nel 2011 ha costituito il primo prototipo di una più grande stazione orbitante tutta cinese, alternativa a quella internazionale. Fino al 2016 l'agenzia spaziale cinese ha tentato di farla rientrare in modo controllato ma, persi i contatti, può solo aspettare che cada. Ormai è una questione di giorni.
Guido Bini
© Riproduzione riservata
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