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Cultura sabato 22 marzo 2025 ore 09:01

Nella ex cava di alabastro memoria di roccia

Per il progetto della cava del Massetto, presentato a Carrara, c'è un finanziamento di 324,175 mila euro da parte di Interreg Marittimo 21-27



SANTA LUCE — La cava del Massetto si svela a Carrara, con il suo progetto di riapertura a fini culturali, museali e turistici, al maxi convegno VIS.GEMS, Visual Geo Monitoring for Sustainable tourism, nell’ambito del secondo avviso del programma di cooperazione trasfrontailera Interreg Italia-Francia Marittimo. 

Per il progetto della cava del Massetto, dismessa dagli anni ‘90, c'è un finanziamento di 324,175 mila euro da parte di Interreg Marittimo 21-27 Italia-Francia, di cui il 20% finanziato con somme regionali. Una due giorni a Carrara, cui ha partecipato la sindaca di Santa Luce Giamila Carli insieme al responsabile area tecnica del Comune Fabio Carmignani e al geologo Luciano Giuntini, che ha portato al lancio del progetto Interreg, partito il primo febbraio 2025 e che si snoderà nell'arco di 30 mesi. Un ponte culturale di dialogo tra il Comune di Santa Luce, il Comune di Carrara che è capofila, Luni (SP), Santa Pau (OR), Fréjus (Francia, Provenza-Alpi-Costa Azzurra), Corte (Francia, Corsica). Un ponte europeo nel nome di una tutela e di una valorizzazione di siti in roccia, monumentali o naturali, con tecniche di digitalizzazione per un turismo sostenibile. Il progetto della cava del Massetto, che si trova nella frazione di Pomaia, mira a una riapertura delle memorie della roccia e della tradizione legata alla lavorazione dell’alabastro, con lo scopo di rendere il sito una porta aperta al mondo per scopi museali, turistici, culturali anche nell’impronta di un percorso di studio sull’archeologia mineraria. La cava del Massetto rientra in un sistema di coltivazione dello scaglione (un alabastro molto pregiato) che si snoda su 19 antichi ingressi in galleria e 50 km di gallerie sviluppate su 3 piani.

"Mettere in atto strumenti di misure avanzati che resteranno nella cava come misure costanti di verifica - ha spiegato il geologo Luciano Giuntini - completare il vecchio intervento con una chiodatura del tetto, avviare un monitoraggio costante dell'assetto statico della miniera. Avere dati oggettivi sulla stabilità per una riapertura in sicurezza". In prospettiva, la creazione di video che raccontano il lavoro nella cava degli alabastrai, da proiettare anche nei siti museali della zona. Le indagini possono permettere anche un ampliamento della parte museale.

"L’alabastro è stato volano della nostra economia, è storia osmotica tra la roccia e la comunità di Santa Luce. Questo progetto - ha commentato la sindaca di Santa Luce Giamila Carli - lo dobbiamo ai nostri cavaioli che non ci sono più e a coloro che ancora sono con noi: è il tramandare una grande bellezza che è stata custodita nelle loro mani. Il progetto interseca doppie radici: quelle che, con l’alabastro, si sono ramificate nel cuore dell’economia delle nostre famiglie fino agli anni ‘90, nel respiro della nostra storia, e quella radice che ora, come eredità da rivalorizzare, vogliamo piantare per i giovani e le generazioni future, affinché quel sudore e quel lavoro che ancora sono vivi, diventino un gesto culturale per ricostruire un tratto di identità collettiva. La memoria non è qualcosa di impalpabile. Tuttavia è forte l’esigenza di far riemergere la nostra storia operaia e restituire, attraverso il progetto di recupero della Cava del Massetto, un pezzo di un passato che è il sigillo di un legame profondo scandito dal lavoro nelle cave alabastrine. Il patrimonio storico, culturale, economico che ci arriva dalla lavorazione dell’alabastro diventa, nel progetto di recupero della cava, un simbolo potente e tangibile di restituzione di qualcosa che appartiene al Dna del territorio".


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