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Attualità lunedì 11 agosto 2014 ore 15:00

Minimarket, "per contrastarli servono gli orari"

Per Confesercenti la liberalizzazione è stata "un disastro" e i proprietari di fondi affittano "a chi vuole aprire attività di basso livello per soldi sicuri"



PISA — "I pisani proprietari di fondi affittano senza alcun problema a coloro che vogliono aprire attività di basso livello per soldi sicuri, che solo i proprietari di minimarket sembrano in grado di garantire. Non importa quindi se si dequalifica il fondo stesso o l'area in cui si trova. Ci sono casi eclatanti in pieno centro di attività storiche riconvertite". 

L'analisi è di Confesercenti, che punta il dito sulla liberalizzazione dell'orario di apertura delle attività commerciali e sulle scelte dei proprietari dei fondi. 

"Quando la Confesercenti - spiega Giulio Garzella, responsabile area pisana di Confesercenti - tre anni fa ha iniziato la sua battaglia contro le aperture selvagge, a partire da quelle della grande distribuzione, con una raccolta di firme per la modifica della normativa (in accordo con la Cei), non ci pare che altri siano stati al nostro fianco a sostegno di questa nostra iniziativa”.

“La liberalizzazione è stata un disastro – incalza Garzella -, con 100mila posti di lavoro perduti tra il 2012 e il 2013. Non a caso le Regioni si stanno mobilitando per richiedere al governo la possibilità di una programmazione delle attività commerciali. Stando così le cose, però, non possiamo nemmeno far credere che il problema sia la mancanza di controlli sugli orari. Il problema è che non ci sono più orari da rispettare".

Secondo il responsabile Confesercenti, quindi, occorre “insistere in tutte le sedi sul ritorno a una regolamentazione. Anche la grande distribuzione che aveva esultato e con loro alcune associazioni di categoria, per la possibilità di stare aperta 365 giorni l'anno, si è accorta che gli incassi calano. Gli ultimi dati in nostro possesso dicono che propria la grande distribuzione in questa estate ha tagliato le assunzioni stagionali. Bene ha fatto il Comune di Pisa, con il nostro convinto sostegno, a mettere un blocco alle aperture di pubblici esercizi e attività di vendita per asporto di alcolici nel centro storico per un anno. Ma è ovvio che la questione, se vogliamo riappropriarsi delle nostre città dovrà essere affrontata in maniera organica dal parlamento per ridare alle Regioni e ai sindaci le competenze di programmazione del proprio territorio”.


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