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Cultura venerdì 24 agosto 2018 ore 15:15

Nuove tracce dell'antico Portus Pisanus

L'area archeologica del Portus Pisanus

Uno studio pubblicato su "Scientif Reports" ne rivela l'esatta ubicazione. Significativa la partecipazione alle indagini di alcuni docenti pisani



PISA — L’antico porto di Pisa, il famoso Portus Pisanus, dalla controversa ubicazione e da molti confuso con lo scalo fluviale di San Rossore che ha restituito le straordinarie navi romane, è stato ritrovato e connesso all’evoluzione della laguna di Santo Stefano ai Lupi, una località del livornese a sud di Coltano

La scoperta, frutto di un approccio multidisciplinare che ha coinvolto dati geologici e storico-archeologici, è stata rivelata in uno studio appena pubblicato su Scientific Reports. La ricerca geoarcheologica, coordinata da David Kaniewski dell’Università di Tolosa, ha visto la partecipazione degli studiosi dell’Università di Pisa, Monica Bini, Marinella Pasquinucci e Giovanni Sarti, assieme a quella di Veronica Rossi dell’Università di Bologna.

Nell'antichità e nel medioevo Pisa e il suo territorio si avvalsero di un sistema di porti e approdi marittimi e fluviali la cui ubicazione e vitalità variò nel tempo in relazione alle continue, progressive trasformazioni geomorfologiche della fascia litoranea, tra cui l'avanzamento della fascia costiera e l'evoluzione dei corsi fluviali. Fra questi scali, le fonti antiche citano in particolare quello ubicato in un'area naturalmente protetta, ormai da tempo interrata, corrispondente alla periferia nord nord est di Livorno. Le stesse fonti lo denominarono Portus Pisanus, indicandone con precisione la distanza dal porto di Vada, a sud, e dalla foce dell'Arno del tempo, a nord.

Il nome di Portus Pisanus è attestato dal V-VII secolo d.C., ma potrebbe essere più antico. Le fonti antiche lo descrivono come un porto sicuro, ampio e ricco di traffici. Già alla metà del 1700 Targioni Tozzetti, grande naturalista studioso delle fonti antiche, aveva osservato alla periferia nord est di Livorno, in località Santo Stefano ai Lupi, le imponenti rovine di un abitato antico e molti reperti archeologici che attribuì al Portus Pisanus di età romana. 

Scavi condotti alcuni anni fa dalla Soprintendenza per il Beni Archeologici della Toscana (dottoressa Silvia Ducci) e dalla Università di Pisa (professoressa Marinella Pasquinucci) hanno confermato questa ubicazione e messo in luce alcuni edifici romani pertinenti all'abitato del Portus Pisanus, la relativa necropoli, una piccola banchina in pietre e pali di legno, e alcuni settori di un fondale frequentato da imbarcazioni dal VI secolo a.C. al VI d.C., cosparsi di frammenti ceramici, anfore, pietre da zavorra gettate in acqua durante le operazioni di imbarco/sbarco merci.

Nonostante questa ricchezza di dati storici e archeologici, sino a oggi non era mai stata documentata nel sottosuolo la presenza di una laguna compatibile con l’insediamento portuale. Lo studio dettagliato di un carotaggio realizzato in un punto chiave della pianura alluvionale ha permesso infatti di ricostruire in 9 metri di successione stratigrafica 8.000 anni di storia, che raccontano le principali tappe evolutive dell’area che ospitò il porto antico di Pisa.

In particolare, i dati di sottosuolo suggeriscono che il porto fu fondato intorno al 200 a.C. in una laguna protetta naturalmente e collegata al Mar Ligure. Nel periodo compreso tra il 1000 e il 1250 a.C., tuttavia, la costa circostante cambiò significativamente, spostandosi verso ovest e limitando l'accesso al porto che cominciò a interrarsi. Nel XVI secolo la laguna era oramai quasi scomparsa e aveva lasciato il posto a un lago costiero, decretando la fine del Portus Pisanus e la costruzione e poi lo sviluppo del nuovo porto marittimo di Livorno ubicato più verso sud ovest.

"La chiave per la soluzione del problema - hanno commentato gli studiosi che hanno condotto la ricerca - è stata l’approccio multidisciplinare che si è basato su una combinazione di dati geologici e biologici per ricostruire i livelli relativi del mare per un periodo di 10.500 anni e quindi per decifrare gli effetti dell’andamento del livello del mare nel formare il bacino del porto. Questi dati sono stati integrati con quelli storici e archeologici e con lo studio di 8000 anni di sedimenti per ricostruire nel dettaglio le dinamiche evolutive del bacino fino alla sua scomparsa. Sebbene la struttura portuale divenne uno dei siti più importanti per il mondo mediterraneo e rimase tale per molti secoli, i dati mostrano che lo stesso processo geografico che ha portato alla sua formazione ha poi decretato anche la sua fine. Il Portus Pisanus era destinato a scomparire a causa delle dinamiche costiere e fluviali a lungo termine. Lo studio di tali dinamiche è un elemento fondamentale per capire l’evoluzione futura di questo tratto di costa e proprio in questa direzione il gruppo di ricerca continuerà i suoi studi”.


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