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Attualità martedì 05 agosto 2025 ore 07:30
Campi Flegrei, scoperta una cavità nascosta

Lo studio dell'Unipi su "Nature Communications Earth and Environment", aiuta a comprendere la dinamica dei flussi magmatici e la gestione dei rischi
PISA — Risuona nello stesso modo dal 2018. E' così che un team internazionale guidato dall’Università di Pisa ha scoperto una cavità nascosta sotto i Campi Flegrei a 3,6 chilometri di profondità, relativamente vicina alla superficie.
La ricerca, pubblicata su "Nature Communications Earth and Environment", frutto di una collaborazione con l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e il Gfz Helmholtz Centre for Geosciences di Potsdam, apre nuove prospettive per comprendere l’evoluzione del sistema vulcanico e valutare meglio i rischi associati.
La cavità individuata per la prima volta mette in comunicazione il serbatoio profondo responsabile del sollevamento del suolo con le fumarole superficiali di Solfatara e Pisciarelli. E’ lunga circa un chilometro, larga circa 650 metri con uno spessore medio di 35 centimetri e un volume complessivo intorno ai 220mila metri cubi. “Abbiamo individuato la cavità grazie all’analisi di segnali sismici di lunghissimo periodo (VLP) - ha spiegato Giacomo Rapagnani, dottorando dell’Università di Pisa e e primo autore dello studio – e questa struttura risuona sempre alla stessa frequenza (0,114 Hz) da almeno sette anni, segno che le sue dimensioni e la sua composizione sono rimaste stabili nel tempo, si tratta di un indizio prezioso per comprendere come si evolvono i flussi di fluidi nel sottosuolo e individuare eventuali segnali di variazione strutturale che potrebbero indicare un aumento del rischio vulcanico”.
I Campi Flegrei, situati nel Golfo di Napoli, sono tra i complessi vulcanici più monitorati al mondo. Dal 2005 l’area è interessata da una nuova fase di sollevamento del suolo, nota come bradisisma, accompagnata da terremoti di intensità crescente. L’evento sismico più forte, di magnitudo Md 4.6, è avvenuto il 30 Giugno 2025. “Abbiamo analizzato oltre cento terremoti avvenuti dal 2018 a oggi - ha continuato Rapagnani – ed è così emerso che in coincidenza con i terremoti più intensi si attiva una “risonanza” a bassa frequenza che ha rilevato appunto l’esistenza della frattura. È un comportamento simile a quello osservato in altri vulcani attivi, ma mai documentato prima nei Campi Flegrei”.
“Questo studio evidenzia come lo sviluppo e l’applicazione di tecniche sofisticate per l’analisi dei dati sismologici siano fondamentali per comprendere a fondo processi geofisici complessi, come i terremoti e le eruzioni vulcaniche", ha aggiunto Francesco Grigoli coautore dell’articolo e professore di Geofisica dell’Università di Pisa.
Lo studio è frutto della collaborazione tra l’Università di Pisa, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e il Gfz Helmholtz Centre for Geosciences di Potsdam (Germania). Gli autori sono Giacomo Rapagnani, Simone Cesca, Gilberto Saccorotti, Gesa Petersen, Torsten Dahm, Francesca Bianco e Francesco Grigoli.
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