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Pisa Sporting Club martedì 28 ottobre 2025 ore 18:45
Pisa-Lazio, trasferta vietata ai laziali

L’Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive chiude il settore ospiti: scatteranno i rimborsi per i biglietti già venduti
PISA — Nessuna trasferta per i tifosi biancocelesti. L’Osservatorio nazionale per le manifestazioni sportive ha deciso di vietare la presenza dei sostenitori della Lazio all’Arena Garibaldi per la gara di giovedì 30 ottobre tra Pisa e Lazio. Il settore ospiti resterà chiuso e saranno rimborsati i biglietti già acquistati dai tifosi romani.
La decisione è arrivata al termine della riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è svolta oggi in prefettura. Le autorità locali, alla luce delle tensioni delle ultime settimane e dei precedenti episodi di scontri, hanno ritenuto necessario ridurre al minimo i rischi legati alla partita.
Nonostante il divieto, resta alta l’attenzione per il possibile arrivo in città di piccoli gruppi organizzati, che secondo fonti vicine alle autorità si starebbero coalizzando con diversi altri esponenti di altre tifoserie per arrivare in città. Per questo motivo saranno adottate misure di sicurezza straordinarie, con controlli rafforzati in tutta la zona dello stadio e nei punti sensibili della città.
Questo il commento di Marco Biondi, consigliere comunale del Pd, sulla vicenda, "La decisione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di vietare la trasferta ai tifosi della Lazio per la partita di giovedì a Pisa rappresenta l’ennesima dimostrazione di come, in materia di ordine pubblico, si preferisca la scorciatoia del divieto alla fatica dell’organizzazione e del dialogo. Il provvedimento, adottato “per ragioni di sicurezza”, comporta l’impossibilità per i tifosi biancocelesti di assistere alla gara e il conseguente annullamento e rimborso dei biglietti già acquistati. Una decisione che arriva a soli due giorni dalla partita, creando disagi enormi a chi si era già organizzato, prenotando viaggi, spostamenti e giornate di ferie per seguire la propria squadra. Ancora una volta, invece di affrontare i problemi, si sceglie di vietare e proibire, scaricando sulla passione e sulla libertà dei tifosi l’incapacità di gestire la sicurezza. Vietare una trasferta non significa tutelare l’ordine pubblico: significa certificare il fallimento di chi è chiamato a garantirlo. È una sconfitta per le istituzioni e per tutti coloro che credono in uno sport fatto di partecipazione, civiltà e rispetto. Questa decisione mette inoltre a nudo, in maniera lampante, l’inutilità della Tessera del Tifoso, uno strumento che avrebbe dovuto consentire spostamenti controllati e sicuri, ma che nei fatti si è rivelato un fallimento totale. Introdotta più di dieci anni fa come misura di responsabilizzazione, la tessera si è trasformata in un vincolo burocratico che ha solo limitato la libertà di migliaia di appassionati. Se, nonostante la tessera, i tifosi non possono comunque recarsi in trasferta, allora è chiaro che il sistema non funziona. Continuare a difenderlo significa ignorare la realtà. Dopo tre mesi di trasferte vietate ai tifosi pisani, ora anche gli ospiti non potranno accedere alla curva sud all’Arena. A questo punto, si fa prima a chiudere lo stadio, verrebbe da dire, perché il calcio senza tifosi perde la sua anima. Vietare l’accesso ai tifosi della Lazio, nonostante la rivalità accesa, certifica una sconfitta per tutti. Questa misura, oltre a penalizzare chi vive il calcio con passione, certifica i limiti strutturali nella gestione dell’ordine pubblico e mette a nudo il fallimento delle istituzioni preposte. È doveroso chiedersi se davvero il divieto, anziché la prevenzione e l’organizzazione, sia la risposta giusta. La sicurezza non può e non deve diventare un pretesto per svuotare gli stadi e colpire chi vuole semplicemente tifare e seguire la propria squadra. Il calcio, infatti, non è solo competizione sportiva, ma anche socialità e appartenenza. Rappresenta un momento di condivisione tra generazioni, famiglie e comunità. Ogni divieto generalizzato non cancella solo una trasferta: mina il valore sociale del calcio, la sua capacità di unire e creare legami. Difendere il calcio come spazio di partecipazione, confronto e identità è un dovere di tutti, soprattutto delle istituzioni".
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