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Attualità martedì 28 maggio 2024 ore 12:00

Microplastiche, telline quasi immuni in Toscana

Da sinistra Gabriele Spatola, Andrea Armani, Giusti Alice e Tinacci Lara

Uno studio dell'Università di Pisa rassicura sul consumo dei molluschi: studiati per mesi cinque siti lungo la costa, da Viareggio a Tirrenia



PISA — Le telline toscane contengono quantitativi minimi di microplastiche. Lo ha provato uno studio del FishLab dell'Università di Pisa, che ha portato avanti le proprie analisi grazie anche all'Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana, all'Università di Messina e all'Istituto per i professi chimico-fisici del Cnr della città siciliana.

Nello specifico, i ricercatori hanno esaminato 5 siti lungo la costa toscana, da Viareggio a Tirrenia, da Febbraio a Dicembre 2021. Nei campioni analizzati, sono stati trovati 85 frammenti riconducibili a microplastiche, dei quali soltanto una parte aveva davvero natura plastica. In base a questa stima, i consumatori di telline potrebbero essere esposti a una quantità molto esigua rispetto a quella che ingerirebbero consumando altre tipologie di alimenti. Per esempio, è stato dimostrato che il sale e l’acqua stessa ne contengono una quantità decisamente più elevata.

"Le microplastiche sono ovunque, per assumerle basta lasciare un bicchiere su un tavolo prima di berlo - ha spiegato il professore Andrea Armani del Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Pisa - in base ai dati emersi e alle conoscenze attualmente disponibili, non ci sono rischi legati al consumo di telline, anche per le basse quantità di consumo di questo alimento".

La presenza di microplastiche è stata documentata a tutti in tutti gli habitat marini, dagli oceani aperti ai mari chiusi: si tratta infatti di particelle di polimeri plastici di dimensioni comprese tra 0,1 micrometri e 5 millimetri, prodotte a livello industriale o derivate dalla frammentazione di oggetti in plastica più grandi a seguito del loro utilizzo. Una volta fatto il loro ingresso nell’ecosistema marino possono essere facilmente ingerite, entrando così nella catena alimentare sino agli esseri umani.

"L’esposizione umana alle microplastiche è molto diversa tra Paese e Paese a causa delle differenze geografiche e culturali legate al consumo dei molluschi bivalvi - ha aggiunto Armani - un rischio elevato, calcolato sulla base del consumo annuo di molluschi bivalvi e della quantità media di microplastiche per grammo, è stato riscontrato in Cina e Corea del Sud, mentre a livello europeo sono stati riscontrati rischi maggiori in Francia e Grecia".

La ricerca pubblicata sulla rivista Animals è stata finanziata dal Ministero della Salute italiano, dall’Unione Europea grazie al fondo NextGeneration EU e attraverso il progetto Samothrace del Ministero dell'Università e della Ricerca.


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