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Attualità giovedì 06 marzo 2025 ore 15:00
Né Oriente né Occidente, una nuova prospettiva

La professoressa Renata Pepicelli dell’Università di Pisa lancia l’idea di "Occiriente", nel libro presentato domenica, alle 17 al Cinema Lumiere
PISA — Nel suo libro "Né Oriente né Occidente. Vivere in un mondo nuovo" (il Mulino, 2025) la professoressa Renata Pepicelli dell’Università di Pisa esplora il concetto di "Occiriente", un'idea che sfida la tradizionale dicotomia tra Oriente e Occidente per descrivere un mondo interconnesso, dove le culture si mescolano e si contaminano reciprocamente.
Il testo, che sarà presentato per la prima volta domenica 9 marzo, alle 17 al Cinema Lumiere a Pisa (Vicolo del Tidi, 6), dove insieme all’autrice saranno presenti Stefano Gallo e Dia Papa Demba, è un viaggio tra storia, politica, identità e trasformazioni globali che dimostra come le categorie tradizionali siano ormai obsolete e incapaci di cogliere la complessità del presente.
“Dobbiamo ripensare le categorie attraverso cui leggiamo la realtà – sostiene Pepicelli - in un mondo globalizzato, le vecchie divisioni non hanno più senso e occorre adottare nuove lenti per comprendere le dinamiche sociali e culturali. L'Occiriente è già tra noi: si manifesta nelle città multiculturali, nei matrimoni misti, nelle cosiddette seconde generazioni che sfidano gli stereotipi, nelle lingue che si contaminano a vicenda. Il futuro non sarà né puramente occidentale né puramente orientale. L'Occiriente non è un'utopia, ma una realtà già esistente che dobbiamo imparare a vedere e a valorizzare”.
Pepicelli parte dalla costruzione storica della contrapposizione tra Oriente e Occidente, una divisione nata da esigenze politiche e coloniali piuttosto che da differenze culturali ma il concetto di "Occiriente" emerge come una necessità per descrivere le nuove realtà globali. L'autrice racconta storie di persone che incarnano questa identità fluida, come Rafsana e Raseda, due giovani italo-bangladesi che crescono in un mondo senza confini rigidi, vivendo tra Roma, Londra e il Bangladesh. La loro esperienza mostra come l'appartenenza nazionale sia ormai un concetto sfumato, in cui le radici culturali si intrecciano con esperienze transnazionali e identità multiple.
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