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Attualità lunedì 10 marzo 2025 ore 09:30

Non una di meno per l’8 Marzo, “Libere tutte”

Migliaia in corteo con Non Una Di Meno per denunciare violenze, disuguaglianze e repressioni. Proteste contro guerra e precarietà



PISA — Un 8 Marzo di lotta, di denuncia e di partecipazione. Migliaia di persone hanno attraversato le strade di Pisa al grido di “Insieme siam partite, insieme torneremo. Non una di meno!”, raccogliendo l’appello del movimento femminista transfemminista Non Una Di Meno. Come in oltre sessanta città italiane, la giornata è stata segnata da scioperi, presidi e azioni contro la violenza patriarcale, la precarietà lavorativa, le discriminazioni e le guerre globali.

Sin dalla mattina, diverse iniziative hanno puntato i riflettori sulle condizioni delle lavoratrici nei settori della cultura, del commercio e dell’università, mettendo in evidenza il peso del lavoro esternalizzato e sottopagato. Un’azione simbolica ha poi colpito la Leonardo Spa, multinazionale dell’industria bellica, con una “sanzione fuxia” per denunciare il ruolo della fabbrica nella produzione di armi e nel rafforzamento della cultura militarista.

Nel pomeriggio, il corteo è partito dal carcere Don Bosco, dove è stata denunciata la condizione delle persone detenute in Italia, tra sovraffollamento e assenza di percorsi di reinserimento sociale. Da lì, la protesta si è snodata per le vie cittadine, toccando luoghi emblematici della repressione e delle disuguaglianze. Alla Questura si è puntato il dito contro il razzismo istituzionalizzato, mentre all’INAIL sono stati affissi i dati sul divario salariale di genere e sulle discriminazioni che colpiscono le donne nel mondo del lavoro.

Davanti alla Prefettura, il corteo ha espresso il proprio rifiuto della guerra e della crescente escalation bellica, ribadendo che le spese militari sottraggono risorse ai diritti e ai bisogni sociali. Sul Ponte di Mezzo, nell’80° anniversario della Liberazione, è stato affermato con forza che “il femminismo è antifascista”, contro i suprematismi e le derive repressive.

In Corso Italia, i manifestanti hanno distribuito volantini alle lavoratrici e sanzionato simbolicamente i colossi della fast fashion, come H&M e Zara, accusati di sfruttamento, inquinamento e di imporre modelli estetici alienanti. Infine, tra piazza Vittorio Emanuele e viale Gramsci, il focus si è spostato sulla crescente militarizzazione e gentrificazione della città, che esclude chi non consuma e rafforza un modello di sicurezza basato sulla repressione.


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