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Attualità martedì 07 maggio 2024 ore 10:45
Recuperato un manoscritto di trecento anni fa

Il testo sembrava essere andato perduto, ma alla fine è stato riscoperto e digitalizzato da studiosi dell'Università di Pisa: era finito negli Usa
PISA — Un manoscritto di cui non si avevano più notizie da quasi tre secoli è ritornato alla luce grazie a un gruppo di ricerca interdisciplinare di studiosi dell'Università di Pisa.
Il manoscritto, conosciuto come Beinecke MS. 1153, ha finalmente un'identità: si tratta di un prezioso testo un tempo appartenente alla Diocesi di Luni e protagonista, a partire dalla seconda metà del Settecento, di un incredibile viaggio che, tra lasciti testamentari e compravendite, l’ha portato addirittura fino negli Stati Uniti, più precisamente, sugli scaffali della Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell'Università Yale.
Rinvenuto da un appassionato e digitalizzato, il manoscritto è così arrivato all’Ateneo pisano dove è stato individuato, riconosciuto e studiato da Paolo Pontari, filologo del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica; Enrica Salvatori, storica del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, e dall’agiologo Gianni Bergamaschi.
"Il testo, ascrivibile alla seconda metà del Trecento, è una fonte preziosissima per la comprensione del medioevo toscano e lunigianese e ha portato e porterà a importanti scoperte storiche - ha commentato la professoressa Salvatori - si tratta di una miscellanea che contiene diverse vite di santi, tra cui un'inedita Vita di San Terenzio, il racconto del viaggio in Terrasanta di un cimatore pontremolese, l'ordinamento dei canonici della cattedrale di Luni, calendari, schemi lunari e un trattato per l'individuazione della Pasqua".
"Lo studio che stiamo conducendo sul manoscritto è trasversale a tutti i testi che compongono questa miscellanea di chiara origine lunigianese - ha aggiunto il professor Pontari - fra i documenti contenuti nel manoscritto si evidenza, però, un testo odeporico, la cui edizione critica, attualmente in preparazione, ci permetterà di seguire le tracce del cimatore Franceschino da Pontremoli nel suo pellegrinaggio a Roma e in Terrasanta".
Come spiegato dai docenti, la maggior parte dei testi sono agiografici, ma non sono disposti secondo il ciclo liturgico annuale. "Il problema che resta aperto è capire per quali motivi sia stato confezionato un codice di questo genere, in cui anche i testi agiografici sono disomogenei - ha concluso Bergamaschi - alcuni sono molto ricchi, altri sono più poveri. In più, c'è una grossa componente francescana, ma nel mezzo compaiono anche santi la cui presenza in questo contesto è difficilmente comprensibile, come nel caso di Sant'Ivo di Bretagna e Audomaro di Thérouanne".
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