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Cronaca sabato 25 ottobre 2025 ore 14:30

Presidio davanti alla sede Leonardo di Pisa

Manifestanti di “Pisa per la Palestina” chiedono lo stop alle forniture di armi a Israele e maggiore trasparenza sui contratti di difesa



PISA — Si è svolto ieri mattina un presidio davanti alla sede pisana di Leonardo S.p.A., organizzato dal coordinamento “Pisa per la Palestina”, che riunisce associazioni, collettivi e cittadini impegnati a sostenere la causa del popolo palestinese. I manifestanti hanno chiesto la sospensione immediata delle forniture di armi, componenti e tecnologie militari verso Israele.

Nel comunicato diffuso dal coordinamento si legge che “Leonardo S.p.A., azienda a controllo pubblico, fornisce sistemi, sensori, avionica, componenti per droni e piattaforme militari che Israele sta usando per compiere il genocidio del popolo palestinese a Gaza”. Il gruppo ha accusato la società di essere parte di “un sistema di cooperazione industriale e politica che alimenta la guerra e le violazioni dei diritti umani”.

Durante l’iniziativa, i promotori hanno ricordato la legge 185/90 che regola le esportazioni di materiali d’armamento, sottolineando la necessità di “applicarla con rigore, sospendendo licenze e collaborazioni militari con Israele”. Hanno chiesto inoltre maggiore trasparenza sulle attività dell’azienda: “Servono controllo democratico, pubblicazione dei contratti, tracciabilità dell’uso finale e auditing indipendente sulle catene di fornitura e sui componenti dual use”.

Il presidio si è inserito all’interno della settimana di mobilitazione internazionale del “Global Movement to Gaza”. “Ci siamo recate davanti alla sede di Leonardo – hanno spiegato i rappresentanti del coordinamento – per informare, sensibilizzare e chiedere insieme alla cittadinanza e alla comunità studentesca che l’Italia si schieri dalla parte della giustizia, come chiedono anche i lavoratori dello stabilimento di Taranto della stessa Leonardo”.

L’appello finale è stato rivolto alle istituzioni italiane e all’Unione Europea affinché si arrivi “a uno stop immediato alle forniture e ai co-sviluppi con Israele, alla revoca delle licenze dell’UAMA e a un embargo vincolante sulle armi, promuovendo la riconversione civile delle industrie belliche come Leonardo”


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