Il dio Inari colpisce sempre
di Blue Lama - domenica 26 maggio 2024 ore 00:05
C'è un luogo a Kyoto di estrema suggestione, soprattutto se si ha l'accortezza di visitarlo un paio d'ore prima del tramonto, quando le migliaia di visitatori che lo affollano per gran parte della giornata hanno preso altre strade, la luce si attenua e il silenzio dilaga: Fushimi Inari Tasha, il più venerato in Giappone fra i 30mila santuari scintoisti dedicati alla divinità Inari. E' anche uno dei siti turistici più famosi del mondo grazie alla galleria di diecimila portali arancioni - i torii - che si snoda fra centinaia di altari sul fianco di una collina, il monte Inari, in mezzo a una vegetazione lussureggiante. Proprio qui mi ritrovai - contro ogni consuetudine personale e logica occidentale - a compiere un rito scintoista per esprimere un desiderio. Fu esaudito? Ora vi racconto.
Il Fushimi Inari Tasha fu fondato nell'ottavo secolo dopo Cristo dalla famiglia Hata ed è un santuario di primo rango. E' consacrato al kami Inari, originariamente nume tutelare del riso e dell'agricoltura e poi, per estensione, di tutti i commerci. Ognuno dei torii che forma il tunnel è stato donato da un'azienda giapponese, il cui nome, con la data della donazione, è riportato con inchiostro nero sulle colonne laterali del portale. Passare sotto ai torii, secondo gli scintoisti, è una prima forma di purificazione.
La volpe è l'animale che porta i messaggi del dio Inari. Nel santuario è rappresentata in migliaia di statue e statuine che tengono in bocca una chiave o un rotolo di carta di riso. La chiave apre simbolicamente la porta dei magazzini del riso mentre il rotolo rappresenta i messaggi di Inari che così, in tempi più recenti, è stato riconsiderato anche come protettore delle attività legate alla comunicazione. Giornalisti compresi. "Allora è il mio nume di riferimento" pensai di riflesso mentre osservavo, piuttosto divertita, le statue delle volpi, agghindate con bavagli, sciarpine e cappelli rossi oppure riprodotte in miniature colorate.
La galleria di torii è lunga quattro chilometri e segue un percorso circolare che parte dalla base della collina, sale fino al culmine e poi ridiscende, fra innumerevoli templi e scalinate. Il tutto è immerso in un bosco fiabesco, l'arancione dei torii brilla sul verde intenso degli alberi.
La prima volta che misi piede nel Fushimi Inari Tasha insieme alla mia amica Paola era mattina e ogni angolo era gremito di persone. Cominciammo a camminare sotto i torii ma, dopo qualche centinaio di metri, ci arrendemmo, c'era troppa gente. Quando risalii sul treno che ci avrebbe riportato nel centro di Kyoto avvertii però una fitta di dispiacere. E così un paio di giorni dopo proposi a Paola di tornarci. Acconsentì subito.
Varcammo di nuovo la soglia del santuario a metà pomeriggio e imboccammo la galleria dei torii. Sembrava un altro posto rispetto alla prima visita, i fedeli erano pochissimi e assorti in preghiera oppure nel rito con cui si chiede a Inari la grazia per qualcosa.
Rimasi così colpita dalla naturalezza e dall'armonia dei gesti di quelle persone che, a un certo punto, durante la salita, mi venne in mente che anch'io avrei potuto chiedere qualcosa a Inari. All'inizio non mi venne in mente niente di preciso, solo questioni generiche tipo la buona salute per parenti e amici. Superata la cima della collina però mi balenò in testa un'idea: Inari è il nume tutelare dei commerci e io, a quel tempo, tentavo invano da quattro anni di vendere una piccola casa che possedevo in cima a una torre di Lucca. L'appartamento era grazioso ma le sei rampe di scale ripidissime da scalare per raggiungerlo avevano scoraggiato tutti i potenziali acquirenti portati in visita dalle due agenzie immobiliari che avevo reclutato.
Arrivata in fondo al tragitto, avevo deciso: avrei chiesto al dio Inari di vendere la mia mini-casa lucchese. Consapevole dell'irrazionalità di tutta l'operazione, feci quello che avevo visto fare ai giapponesi: acquistai un piccolo torii di legno come offerta, trascrissi sul retro il mio desiderio, mi recai alla vasca piena d'acqua per completare la pratica di purificazione, compii la sequenza di gesti propiziatori e appesi il mio torii su una spalliera di legno. In quell'istante, provai una strana sensazione di leggerezza alla bocca dello stomaco. Me ne andai contenta, senza un perchè.
Appena tornata a Lucca, mentre arrancavo sulle scale di casa trascinando la valigia, si aprì la porta dell'abitazione sottostante alla mia mansarda e ne uscì un distinto sconosciuto. "Buongiorno, sono il nuovo proprietario, lei dev'essere la nostra vicina" mi disse quel signore. Ci presentammo, lui mi raccontò che aveva acquistato l'appartamento pochi giorni prima tramite un agente immobiliare che non avevo mai sentito nominare. D'impulso mi feci dare il numero di telefono di quel professionista. Il mattino dopo lo chiamai e lui venne subito a vedere la mia casa. Gli bastò un'occhiata per dirmi: "Secondo me, ho già la cliente giusta per lei".
Ve la faccio corta: nemmeno due mesi dopo ero dal notaio a firmare il contratto di vendita del mio appartamentino a una ragazza atletica che ne era letteralmente entusiasta. "Allora ha funzionato, il dio Inari ti ha fatto la grazia" commentò Paola ridendo.
Ovviamente ho riflettuto parecchio sul felice epilogo di questa vicenda perchè, anche a voler credere a una coincidenza, la tempistica è stata comunque stupefacente.
Alla fine sono arrivata alla conclusione che il rituale scintoista mi aveva fatto concentrare sull'obiettivo e indotto a cambiare strategia; nella fattispecie, interpellare una nuova agenzia immobiliare. La quale - lo ammetto - mi è stata poi servita su un piatto d'argento ma... insomma, mai sottovalutare la potenza dei desideri, soprattutto se pronunciati in un contesto mistico. E comunque da quell'esperienza ho ricavato un insegnamento: per eliminare quello che non mi soddisfa nella vita devo trovare dentro di me, ogni volta, la volontà e la forza di prendere un'iniziativa, di cominciare a fare cose diverse. Abbandonare la strada vecchia per la nuova.
"E c'era bisogno di andare fino in Giappone per scoprirlo?" direte voi. Per quanto mi riguarda, sì. Però, ora che ho imparato la lezione del dio Inari, di fronte alla necessità di un cambiamento non mi ferma più nessuno.
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Blue Lama