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mercoledì 11 dicembre 2024

PAGINE ALLEGRE — il Blog di Gianni Micheli

Gianni Micheli

Diplomato in clarinetto e laureato in Lettere, da sempre insegue molteplici passioni, dalla scena alla scuola, dalla scrivania alla carta stampata, coniugando il piacere della scrittura con le emozioni del confronto con il pubblico, nei panni di attore, musicista, ricercatore, drammaturgo e regista. Dal 2009 è iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Toscana riversando nella scrittura del quotidiano le trame di un desiderio di comunicazione in cerca dell’umanità dell’oggi, ispirata dalle doti dell’intelligenza, della sensibilità e della ricerca della felicità immateriale.

​Una questione di bilance

di Gianni Micheli - domenica 20 agosto 2023 ore 09:00

Ho un rapporto speciale con certe bilance. Quelle enormi, dipinte di blu, con il buco per la moneta che è un sorriso sdentato su un volto di linee, numeri, chilogrammi e libbre. È sempre un rapporto di peso ma, in questo caso, non tanto di peso del corpo, di visibile quanto invisibile materia, ma dei ricordi.

Da bambino avevo una predilezione per questi enormi e complessi strumenti di precisione. Erano un gioco, funzionavano come un gioco, allettavano come un gioco, chiedevano denaro come un gioco, ma erano in luoghi dove il gioco, di solito, non entra. In farmacia, ad esempio.

«Posso salirci?» era la mia domanda abituale cercando il consenso del genitore per dare inizio alla danza di quell’ago curioso. Dopo averle guardate, ammaliato. Dopo aver perduto tempo verificando la scala di pesatura tra uomini e donne, cercando il mio posto nel mondo dei pesanti. Dopo aver atteso che altri, curiosi, mettessero alla prova lo strumento.

Spesso, quasi sempre, non accadeva niente. Il farmacista era più veloce ed uscivamo dal negozio con la medicina in mano e l’incertezza sulla mia relazione tra altezza e peso in testa.

C’era poi la questione delle scarpe, del vestito… che peso può mai misurare una bilancia che ti accoglie, d’inverno, con sciarpa e cappotto? Così mi dissuadevano. Così gli spiccioli restavano in tasca.

Ad un certo punto, nei miei ricordi, queste bilance cominciarono a comparire anche in luoghi meno usuali, meno legati al corpo, al peso, ad un cosiddetto pensiero sul “benessere” fisico. Qualcuna credo fosse anche gratuita, a disposizione, probabilmente nello studio del dottore, dello specialista. Qualcuna era d’un bianco smagliante. Altre gialle. Altre rosse. Altre comparvero lungo le strade, sui marciapiedi, spesso legate ad un palo o ad una ringhiera con una catena. Accanto al binocolo per osservare l’incontro tra cielo e terra, con il suo gettone, c’era ora la bilancia per osservare il tuo rapporto con la forza di gravità, con il suo gettone. Gli anni d’oro del business delle bilance: io c’ero!

Ma di chi erano e di chi sono queste bilance lasciate per strada? Non c’è nessuno che le reclama? Chi prelevava gli spiccioli raccolti dall’ansia dell’obesità? Quanti spiccioli si raccoglievano? Rendevano qualcosa oppure no? Chi mai avrà avuto questa prima idea di fermare con un catenaccio una bilancia dal peso di una balena su un marciapiede per un tempo a dir poco indefinibile? Quale cultura di “benessere sociale” vi stava dietro?

Mi piacerebbe, adesso, far parte del tavolo in cui si decise, un tempo, di mettere una bilancia per strada. Si sarà parlato di società? Di spinta verso una cultura del contenimento degli zuccheri, dei grassi e delle calorie? Chi le ha pagate: il pubblico o il privato? Chi pensava di guadagnarci qualcosa? Era solo una questione di monete su monete da tirar via dalle tasche dei curiosi e dei bambini come me? Di quel popolo numeroso che non aveva una bilancia in casa?

Ieri ne ho incontrata una, per strada, naturalmente. Era da tanto che non mi capitava. L’ho vista quasi per caso. È stato il blu a colpirmi. Quel riflesso blu in una forma classica difficile da confondere con qualcos’altro. Mi sono fermato. L’ho fotografata. I vandali hanno fatto il loro mestiere. Qualcosa sarà finito sul mercato del vintage o appeso in un salotto per far sorridere la memoria familiare (come la scala di pesatura). Eppure la bilancia è ancora lì, incatenata al suo destino. A cuore aperto. Immobile ma con i pesi in ordine. Costo 50 centesimi… Per un museo a cielo aperto di un buon ricordo, alla fine, non è neanche tanto.

Gianni Micheli

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