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venerdì 25 aprile 2025

PAGINE ALLEGRE — il Blog di Gianni Micheli

Gianni Micheli

Diplomato in clarinetto e laureato in Lettere, da sempre insegue molteplici passioni, dalla scena alla scuola, dalla scrivania alla carta stampata, coniugando il piacere della scrittura con le emozioni del confronto con il pubblico, nei panni di attore, musicista, ricercatore, drammaturgo e regista. Dal 2009 è iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Toscana riversando nella scrittura del quotidiano le trame di un desiderio di comunicazione in cerca dell’umanità dell’oggi, ispirata dalle doti dell’intelligenza, della sensibilità e della ricerca della felicità immateriale.

​Della gentilezza di Carofiglio

di Gianni Micheli - giovedì 10 aprile 2025 ore 07:00

Ci sono libri di cui vorresti tenere a mente interi periodi. Non sono tanti, purtroppo. Non sono neanche pochi, per fortuna. E ognuno, certamente, ha i suoi, da tenere in bella vista in libreria, in quel posto privilegiato che ognuno ben conosce, dove l’occhio batte anche per caso e la memoria resta viva per una scelta.

Tra quelli recenti che più ho sottolineato ve ne è uno di cui non posso non parlare. Non posso consentirmi di non spargere la voce. È il volume “Della gentilezza e del coraggio” di Gianrico Carofiglio (Feltrinelli). Un “Breviario di politica e altre cose” che è in tutto un breviario di cittadinanza in cui la gentilezza diviene “metodo per affrontare e risolvere i conflitti e strumento chiave per produrre senso nelle relazioni umane”, il coraggio le si pone accanto “come essenziale virtù civile e veicolo del cambiamento”, mentre “la capacità di porre e di porsi domande – la capacità di dubitare, insomma” assume il ruolo di “nucleo del pensiero critico e dunque della cittadinanza attiva”. Basterebbe questo ed applicarlo per abitare già in un mondo migliore.

Ma non solo. È anche un breviario del conflitto e quanto possa servire oggi lo sa ogni lettore di quotidiano o osservatore dei tg. Perché il conflitto esiste e non è procrastinabile. “La questione fondamentale infatti non è capire se il conflitto ci piaccia o meno. La questione fondamentale è capire che il mondo funziona attraverso il conflitto, ci piaccia o meno” scrive Carofliglio. E la gentilezza entra nel conflitto come un osservatore attento, capace di limitare la rumorosità e l’invadenza dell’ego. Anche se, purtroppo, come rilevato dagli psicologi David Dunning e Justin Kruger, “più si è incompetenti, più si è convinti di non esserlo”. È l’“effetto Dunning-Kruger”. Per gli incompetenti giungere a conclusioni erronee e compiere scelte infelici è normale: è l’incompetenza stessa a privarli della capacità di rendersene conto.

Peccato. Troppo esigente è la competenza: richiede percezione dei limiti, approfondimento, studio. Tutte faccende che mal si conciliano con la fretta, imposta nell’oggi ad ogni essere pensante su questa terra, che sia bambino o adulto poco importa. E dall’incompetenza il passo verso l’autoritarismo è breve: Gustave Le Bon, in “Psicologia delle folle” (1895), sosteneva che “le folle fossero sedotte dagli oratori minacciosi, che abusano di dichiarazioni violente, che affermano e ripetono ossessivamente senza mai tentare di dimostrare alcunché con il ragionamento. […] sintassi frammentaria e sconnessa, vocabolario minimo, ripetizione continua delle stesse parole e delle stesse espressioni. La lingua autoritaria è una lingua di estrema povertà”. Una lingua che disdegna il punto interrogativo perché “l’arte del dubitare domandando è lo strumento fondamentale del pensiero critico e civile per contrastare tutte le forme e le pratiche di esercizio opaco, quando non deliberatamente occulto, del potere”.

Devo fermarmi, lo capisco, ma non posso abbandonare quest’omaggio e quest’invito alla lettura di un testo prezioso senza accennare alla parte corposa e illuminante dedicata al discorso manipolatorio. Citerò, a mo’ d’esempio, la cosiddetta fallacia del pistolero. “Consiste nello scegliere una casuale concentrazione di un certo dato per sostenere arbitrariamente una tesi. Il nome viene dalla storiella del pistolero che sparava colpi a caso contro una staccionata, per poi disegnare un bersaglio attorno alla maggior concentrazione di fori di proiettile e sostenere così la sua reputazione di grande tiratore”. Certamente, ad ognuno di noi, ricorda qualcuno. Non qualcuno per tutti s’intende. E questo è certamente un danno per tutti.

Pur dubitando, com’è giusto, leggetelo e fatelo leggere: non c’è nient’altro da fare.

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Gianni Micheli

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