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Le cifre del calciomercato del Pisa

Al termine di tutte le operazioni il Pisa ha costruito la sua rosa per la Serie A. Spesi 13,5 milioni, impegnati altri 31 per un totale di 45



PISA — Un investimento complessivo da 45 milioni di euro, diviso tra spese immediate e impegni futuri. È questa la fotografia del calciomercato estivo del Pisa, che ha scelto di affrontare il ritorno in Serie A con un progetto sostenibile ma ambizioso, in grado di garantire flessibilità economica senza rinunciare alla competitività.

Al netto dei pochi milioni incassati dalle cessioni di Lind, Bonfanti e Beruatto, ma anche dai prestiti onerosi e dalla clausola di Lucca, che potrebbero portare a circa 6-7 milioni, il Pisa ha speso subito 13,5 milioni di euro. Una cifra coperta da quattro acquisti a titolo definitivo: Meister dal Rennes per 4 milioni, Scuffet dal Cagliari per 900 mila euro, e il doppio colpo Lusuardi-Vural per 7,1 milioni. A questi si aggiungono i parametri zero: Albiol, Cuadrado, Maucci e Nicolas.

La parte più corposa del mercato, però, è legata agli acquisti in prestito con diritto o obbligo di riscatto: ben 7 giocatori su 15 sono arrivati con questa formula. Se i nerazzurri decidessero di esercitare tutti i riscatti previsti, la spesa aggiuntiva sarebbe di circa 31 milioni già dalla prossima stagione. I riscatti di Bonfanti e Akinsanmiro fissati a 6 milioni, Aebischer a 4,5, Nzola a 5, Lorran a 4, Stengs ancora a 5.

Non mancano clausole e bonus: la Fiorentina ha mantenuto l'intenzione di voler esercitare eventualmente un controriscatto su Nzola, l’Inter ha tutelato la valorizzazione di Akinsanmiro, mentre il Flamengo potrà pareggiare eventuali offerte su Lorran. Piccoli dettagli che mostrano quanto il Pisa si sia mosso in un mercato dove i margini di manovra sono sempre più stretti.

Ma il prestito con diritto di riscatto non è un semplice rinvio del pagamento, è una leva contabile che permette di gestire meglio i flussi di cassa, senza compromettere il bilancio. Se durante l’anno arrivano entrate inattese, si può anticipare il riscatto. Lo abbiamo fatto con Meister. Dietro questa strategia c’è una logica perché una neopromossa deve costruire una squadra pronta per la A, ma con l’elasticità per reagire in caso di retrocessione. Avere 13 milioni a bilancio invece di 45 può fare la differenza. Allo stesso tempo, se il progetto decolla – con stadio, sponsor, risultati – si potrà consolidare l’organico senza stravolgere i conti.

È un modo per avere più opzioni. Il rischio, semmai, è nella qualità delle scelte. Ma quello lo vedremo solo sul campo.

Michele Bufalino
© Riproduzione riservata


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