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Lavoro martedì 01 marzo 2022 ore 16:47
146 i negozi al dettaglio chiusi in dieci anni

Tante serrande abbassate. I dati messi in luce da uno studio promosso a livello nazionale da Confcommercio, con il centro studi Tagliacarne
PISA — Nella città di Pisa in 10 anni hanno abbassato per sempre la serranda 146 negozi al dettaglio. Le maggiori chiusure, in termini percentuali, hanno interessato i negozi di mobili e ferramenta (-36% tra il 2012 e il 2021), libri e giocattoli (-41%), moda, calzature e abbigliamento (-15%), botteghe e negozi di alimentari (-4%) e ambulanti (-5%).
Nuove aperture, invece, nel settore della ricettività e della ristorazione, nonostante la battuta d’arresto della pandemia: dal 2012 al 2021 alberghi e bed and breakfast sono cresciuti del 36%, mentre bar e ristoranti sono aumentati dell'8%.
A conti fatti il numero assoluto di imprese del commercio in centro storico è rimasto invariato, grazie al balzo in avanti dei negozi al dettaglio di articoli di abbigliamento, calzature, cosmetici e profumeria (+33%), unici con il segno più insieme ai servizi informatici e alla telefonia.
Anche se “il dinamismo della città è confermato, soprattutto per il settore dei pubblici esercizi e dell'accoglienza, Pisa resta attraente dal punto di vista commerciale - così il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa, Federico Pieragnoli -, ma è chiaro che la qualità delle nuove aperture non sempre è all'altezza e questo avvicendamento non è sempre sinonimo di qualità. Parcheggi, viabilità e Ztl, sicurezza, eventi restano i temi fondamentali per sostenere il commercio pisano”.
È quanto emerge dalla settima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici realizzato a livello nazionale da Confcommercio con il contributo del Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne, che ha fornito i dati sui quali si è sviluppato lo studio.
Per il presidente di Confcommercio Provincia di Pisa, Stefano Maestri Accesi,“Pandemia, smartworking, mobilità differente, le nostre città stanno cambiando volto rapidamente e la risposta più idonea per scongiurare il pericolo della desertificazione è possibile solo a condizione di una sempre più stretta collaborazione tra amministrazione locale e associazioni imprenditoriali. 146 negozi in meno vuol dire meno lavoro, meno sicurezza, meno servizi, meno attrattività".
Per Accesi è necessaria "una maggiore integrazione tra scelte urbanistiche e opzioni economiche, al fine di utilizzare efficacemente i finanziamenti del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”.
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