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Attualità giovedì 02 marzo 2023 ore 15:05

Dilaga tra gli adolescenti l'isolamento volontario

adolescente seduto al buio

Il fenomeno identificato dal termine giapponese Hikikomori si espande in Italia: 54.000 i ragazzi coinvolti secondo lo studio effettuato in Toscana



PISA — Dilaga tra gli adolescenti italiani il fenomeno dell'isolamento volontario, del ritiro sociale, quello insomma che si identifica con il termine giapponese Hikikomori e che a livello nazionale coinvolge una platea stimata in 54.000 ragazzi fra i 15 e i 19 anni, con particolare esposizione fra i 15 e i 17 ma anche fin dalle scuole medie: lo studio è stato condotto in Toscana, in particolare dall'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Pisa.

Si tratta di una ricerca pionieristica sullo scenario italiano, la prima di stima quantitativa sui giovani o giovanissimi che smettono di uscire di casa, di frequentare scuola e amici, per chiudersi nelle proprie stanze e limitare al minimo i rapporti con l’esterno, mantenendo i contatti prevalentemente attraverso Internet. 

Il Covid ha impresso un'accelerazione del fenomeno, ma fino ad oggi i dati analitici di livello nazionale scarseggiavano. Ecco quindi lo studio made in Tuscany, promosso dal Gruppo Abele in collaborazione con l’Università della Strada e che ha coinvolto un campione di oltre 12.000 studenti rappresentativo della popolazione studentesca italiana fra i 15 e i 19 anni.

I ragazzi sono stati intervistati attraverso un apposito set di domande volte a intercettare sia i comportamenti che le loro cause percepite: i risultati si basano sull’autovalutazione dei partecipanti stessi. “Il 2,1% del campione attribuisce a se stesso la definizione di Hikikomori: proiettando il dato sulla popolazione studentesca 15-19enne a livello nazionale, si può quindi stimare che circa 54.000 studenti italiani di scuola superiore si identifichino in una situazione di ritiro sociale”, afferma Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr-Ifc. 

“Questo dato appare confermato dalle risposte sui periodi di ritiro effettivo: il 18,7% degli intervistati afferma, infatti, di non essere uscito per un tempo significativo, escludendo i periodi di lockdown, e di questi l’8,2% non è uscito per un tempo da 1 a 6 mesi e oltre: in quest’area si collocano sia le situazioni più gravi (oltre 6 mesi di chiusura), sia quelle a maggiore rischio (da 3 a 6 mesi). Le proiezioni - prosegue Molinaro - ci parlano di circa l’1,7% degli studenti totali (44.000 ragazzi a livello nazionale) che si possono definire Hikikomori, mentre il 2,6% (67.000 giovani) sarebbero a rischio grave di diventarlo”.

Identikit dei giovani a rischio Hikikomori

L’età che si rivela maggiormente a rischio per la scelta di ritiro è quella che va dai 15 ai 17 anni, con un’incubazione delle cause del comportamento di autoreclusione già nel periodo della scuola media.

Le differenze di genere si rivelano nella percezione del ritiro – i maschi sono la maggioranza fra i ritirati effettivi, ma le femmine si attribuiscono più facilmente la definizione di Hikikomori – così come nell’utilizzo del tempo, con le ragazze più propense al sonno, alla lettura e alla tv, mentre i ragazzi al gaming online.

Fra le cause dell’isolamento, assume un peso determinante il senso di inadeguatezza rispetto ai compagni, con diffusa fatica relazionale nei rapporti "caratterizzati da frustrazione e auto-svalutazione”, aggiunge Sonia Cerrai (Cnr-Ifc). 

“Un altro dato parzialmente sorprendente riguarda la reazione delle famiglie: più di un intervistato su 4, fra coloro che si definiscono ritirati, dichiara infatti che i genitori avrebbero accettato la cosa apparentemente senza porsi domande. Il dato è simile quando si parla degli insegnanti”.


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