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Attualità domenica 25 giugno 2023 ore 16:30

Moda, chimica accademica per salvare i capi storici

laboratorio
Foto d'archivio

Scienziati toscani hanno effettuato uno studio sull’Archivio della fashion designer Nanni Strada. Obiettivo: proteggere un patrimonio fragilissimo



PISA — La chimica accademica per salvare capi che hanno fatto la storia della moda italiana, un patrimonio fragilissimo di abiti e tessuti che necessitaa di soluzioni specifiche per essere preservato: accade fra Toscana e Lombardia, entro uno studio del dipartimento di chimica e chimica industriale dell'università di Pisa incentrato su 3 pietre miliari della creatività italiana provenienti dall’Archivio della fashion designer milanese Nanni Strada.

La ricerca è stata pubblicata di recente negli atti del congresso “The Plastics Heritage” tenutosi a Napoli nel 2022 e si è svolta nell’ambito di una collaborazione tra Archivio Nanni Strada (Milano), la conservatrice Barbara Ferriani (Milano), e ricercatori e ricercatrici del Dipartimento di Chimica dell'ateneo pisano. Obiettivo: conoscere e preservare tessuti e di abiti storici di fashion design in cui l’Italia eccelle, che tuttavia rischiano di andare perduti in mancanza di soluzioni specifiche. 

Pietre miliari della moda sotto la lente degli scienziati

Fin dagli anni Settanta Nanni Strada ha concentrato la propria ricerca su nuovi processi tecnologici e sull’impiego di materiali non convenzionali, arrivando a progettare e produrre capi pionieristici. 

Quelli interessati dallo studio dell’Università di Pisa

  • La Pelle, il primo abito al mondo completamente tessuto senza cuciture (grazie alla tecnologia politubolare delle macchine circolari per calzetteria)
  • Il Manto, abito-mantello tagliato in un unico pezzo di tessuto, senza scarti, assemblato con cuciture avveniristiche a più aghi
  • un capo della collezione Amazonica, prodotto nel 1976 con un tessuto non tessuto della Dupont, stampato a getto d'inchiostro. 

I primi due costituiscono il metaprogetto del 1973 Il Manto e la Pelle, premiato dall'Associazione per il Disegno Industriale (Adi) con il Compasso d’Oro nel 1979. Tutti e tre fanno oggi parte della Collezione permanente della Triennale di Milano, insieme ad altri capi e materiali che documentano la ricerca per la quale nel 2018 Nanni Strada ha ricevuto il Premio Compasso d'Oro anche alla carriera.

I progetti Nanni Strada oggetto di indagine hanno incluso: a) "Il Manto” (1973), b) “La Pelle" (1973), c) “Amazonica” (1976). Courtesy Archivio Nanni Strada.

I progetti Nanni Strada oggetto di indagine hanno incluso: a) "Il Manto” (1973), b) “La Pelle" (1973), c) “Amazonica” (1976). Courtesy Archivio Nanni Strada (Fonte: Unipi.it)

“Questi esemplari storici del fashion design presentano sfide di conservazione specifiche e senza precedenti che devono essere affrontate valutando i processi di degrado e sviluppando pratiche mirate di restauro e conservazione preventiva”, sottolinea Barbara Ferriani, conservatrice esperta di materiali moderni e contemporanei.

“Per raggiungere questo obiettivo sono necessari strumenti analitici in grado di caratterizzare i materiali polimerici multicomponenti moderni e di indagarne i fattori di rischio e le cause del degrado”, aggiunge la professoressa Francesca Modugno dell'Università di Pisa.

All'origine delle fibre

Originariamente le fibre tessili erano ottenute da fonti naturali come piante e animali. Lo stesso vale per le fibre artificiali del XX secolo, ottenute modificando quelle naturali. In seguito, hanno cominciato ad affermarsi sul mercato mondiale le fibre basate su polimeri di sintesi, che troviamo oggi anche in indumenti ed oggetti esposti nei musei o conservati negli archivi. 

È questo il caso di parte degli abiti progettati da Nanni Strada, che costituiscono quindi una sfida esemplare: capi nati da una sperimentazione che ha avuto ricadute sia estetiche che performative e ha portato a risultati pionieristici e inediti, di cui però non si poteva prevedere l’evoluzione nel tempo.

“Le informazioni sulle cause specifiche del degrado dei tessuti sintetici, che comportano la perdita sia della coesione dei materiali che del colore, sono ancora oggi molto limitate - spiega Nanni Strada -. Pertanto, studiare il comportamento delle fibre tessili sintetiche nel tempo e le loro interazioni con l'ambiente è fondamentale per impostare adeguati piani di conservazione per tessuti di design, costumi di scena e collezioni di moda”. 

I campioni prelevati dai tre abiti dell’Archivio Nanni Strada sono stati analizzati attraverso metodi di spettroscopia, pirolisi analitica, cromatografia e spettrometria di massa

Nel caso de Il Manto è così emerso che l’ingiallimento è probabilmente correlato all'idrolisi della frazione poliuretanica applicata sopra al tessuto principale di cotone e usata per impermeabilizzare l’indumento. Nel caso de La Pelle - capo rovinato durante un'estate particolarmente calda mentre era esposto in mostra - la perdita di elasticità, tecnicamente, va attribuita alla foto-ossidazione della catena poliammidica e all'influenza delle molecole del colorante sulla temperatura di transizione vetrosa (la temperatura alla quale un polimero amorfo passa da uno stato rigido a uno morbido, o viceversa).

“I risultati dello studio contribuiranno a una migliore conoscenza delle proprietà chimiche dei tessuti e al loro comportamento nel tempo e a pianificare strategie di conservazione - conclude la professoressa Ilaria Degano dell'università di Pisa -. Inoltre, migliorare la comprensione delle proprietà chimico-fisiche e dei processi di degradazione delle fibre sintetiche, e degli strumenti analitici per la loro valutazione, è un risultato trasferibile e vantaggioso anche per la tecnologia tessile industriale contemporanea e gli studi ambientali legati all'inquinamento da microfibre sintetiche”.

I protagonisti

Gli autori del lavoro pubblicato negli atti del Convegno “The Plastics Heritage” di Napoli del 2022 sono per l’Università di Pisa Tommaso Nacci, Deborah Roversi, Francesca Sabatini (anche Cnr-Scitec, Perugia), Ilaria Degano e Francesca Modugno, insieme all’Archivio Nanni Strada e a Barbara Ferriani, restauratrice specializzata in progetti di restauro per primari Musei, Fondazioni e Istituzioni nazionali e internazionali.


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