Enologia a Castagneto Carducci
di Nadio Stronchi - mercoledì 20 dicembre 2023 ore 08:00
“Storicamente chiamato: Castagneto-Bolgheri, Donoratico”
Si può affermare con tranquillità, oggi, che Castagneto Carducci è all’apice del prestigio enologico mondiale. Il cambiamento qualitativo dei vini iniziò negli anni ’60 del ‘900 con la nascita del Sassicaia (1968) ad opera di Mario Incisa della Rocchetta (piemontese) e imparentato con la famiglia della Gherardesca, ereditando San Guido e Castiglioncello di Bolgheri, due ampie zone della Tenuta originaria della famiglia dei Gherardesca. Per produrre il vino Sassicaia, Mario, usò i vitigni di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc facendo vigneti in Castiglioncello di Bolgheri, situati a circa 300 mt di altezza, adiacenti al castello.
Da quel periodo fu un susseguirsi di impianti di vigneti con attenzioni particolari verso vitigni bordolesi, tanto che oggi abbiamo il 90% di questi vitigni, sostituendo i classici della Toscana come il Sangiovese, il Canaiolo, la Malvasia Nera, il Colorino. Il territorio storico di Castagneto fu quasi impossibile a coltivare con viticoltura, fatti salvi i pezzi collinari. Dopo le bonifiche del 1837 del Granducato furono recuperate alcune zone, ma il recupero fu lento. Prima di questa data dei vigneti se ne trova menzione nel libro di Luciano Bezzini, storico del territorio, a pag. 73, nel suo “Storia di Castagneto Carducci, Bolgheri e Donoratico” Luciano scrive: nel 1769 le iniziative agricole dei Gherardesca, attraverso il fattore Clemente Moratti, fece impiantare vigneti sotto le mura del castello in Castelvecchio.
In seguito amplificò i vigneti e fece costruire un cantinone. Nel 1801 Averardo Serrietori, anche lui erede della proprietà dei Gherardesca, appassionato di vini francesi, iniziò a impiantare vigneti nella propria Tenuta, facendo vini che con il tempo si distinsero fino ad arrivare agli anni ’70 del ‘900, imbottigliando vini da tavola denominati “Castello di Donoratico”. Passa altro tempo e nel 1832, Lapo Ricci, esponente di spicco dell’Accademia dei Georgofili, in gita a Castagneto e passando da Segalari, visto i vigneti e degustando vino, lo definì “ottimo”. Nel 1908, Walfredo della Gherardesca, fece impiantare viti di uve bianche come il Trebbiano e Malvasia Toscana. Nel 1935 raggiunse i 300 ettari di vigneti tra tutti i poderi della Tenuta.
Come si può evincere l’enologia in Castagneto Carducci è divisa in due periodi: quella storica, di due secoli, attraversato delle personalità importanti, ma da una cultura enoica approssimativa, e quella moderna recente, dal 1960 in poi, da altrettante personalità come Mario Incisa della Rocchetta (pioniere), Antinori, Frescobaldi e Gaja che hanno portato il prestigio enoico ai massimi livelli. Angelo Gaja è arrivato nel 1996, e come uno scalatore di razza è arrivato in cima alla vetta in poco tempo.
Vi propongo il vino, Bolgheri DOC 2019 di Angelo Gaja, in Castagneto Carducci, nell’Azienda CA’ Marcanda, in loc. Santa Teresa
Colore: rosso rubino vivo e integro. Olfatto: armonico, elegante e persistente di frutti neri maturi e caffè. Gusto: Armonico ma, con stoffa che ti accompagna con una persistenza gentile.
Nadio Stronchi