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Attualità giovedì 10 aprile 2025 ore 10:00

Coltura degli olivi, scoperte tracce di 3.700 anni fa

I carotaggi nella zona Pantano Grande, un’area paludosa vicino Messina

Gli studiosi dell'Università di Pisa hanno condotto un'indagine in una zona paludosa vicina a Messina: trovate grandi quantità di polline



PISA — Le prime tracce di coltura dell’olivo in Italia si trovano in Sicilia e risalgono a 3.700 anni fa, in piena età del Bronzo. La testimonianza è la più antica di tutto il mediterraneo dopo quella di Malta, che risale invece a 5mila anni fa. A dimostrarlo è uno studio condotto dall'Università di Pisa insieme a quelle della Tuscia e della Sapienza di Roma, pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews.

Nello specifico, le indagini hanno riguardato il sito di Pantano Grande, un’area paludosa vicino Messina. I carotaggi eseguiti in questa zona hanno restituito una sequenza continua di sedimenti di circa 3.700 anni. L’analisi al microscopio ha rivelato quantità eccezionalmente elevate di polline di olivo già nella Media età del Bronzo, il che suggerisce una massiccia presenza di questi alberi e la loro possibile gestione attiva da parte delle popolazioni.

"Il Dipartimento di Scienze della terra dell’Ateneo pisano ha contribuito al recupero e alla datazione delle carote sedimentarie - ha spiegato la professoressa Monica Bini, coautrice dell'articolo con il collega Giovanni Zanchetta - alla validazione dei dati geochimici e all’interpretazione dei risultati alla luce dell’analisi paleoambientale e climatica del sito".

Secondo la ricerca, l’olivo selvatico era sfruttato non solo per la produzione di olio: il legno era utilizzato come combustibile o materiale da costruzione, e le foglie servivano come foraggio per gli animali. Inoltre, lo studio identifica altre due fasi di propagazione dell’olivo, collegate a momenti chiave della storia dell'isola: in epoca romana le evidenze archeologiche convergono, in quanto il polline di olivo è associato a reperti come anfore o presse per l’olio; in epoca moderna, durante il Regno delle due Sicilie, si assiste a una nuova espansione dell’olivo. 

"Abbiamo adottato un approccio fortemente interdisciplinare per indagare l’evoluzione storica, ecologica e culturale degli olivi - ha concluso la docente - questa sinergia tra scienze naturali e discipline umanistiche ci ha consentito di ricostruire le dinamiche a lungo termine dell’interazione tra uomo e ambiente, evidenziando come fattori culturali, climatici e commerciali abbiano modellato il paesaggio olivicolo".


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