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sabato 21 giugno 2025

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

Il mito della democratica Israele (prima parte)

di Adolfo Santoro - sabato 21 giugno 2025 ore 08:00

Ci sono, a proposito dello Stato di Israele, due usi manipolatori del linguaggio ampiamente condivisi dalla stampa main stream: il primo è l’uso improprio del termine antisemitismo: sono semiti sia gli Ebrei, sia la quasi totalità dei popoli che abitano la Palestina, per cui paradossalmente sono antisemiti anche gli Ebrei, che attaccano i palestinesi, eredi dei Filistei, che da millenni, già prima di Mosè, abitavano questa terra.

Il secondo è l’affermazione Lo stato d’Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente. Lo stato d’Israele fu deliberato dall’ONU nel 1947 grazie ad un voto a maggioranza di due terzi, che ignorava il dissenso palestinese: ai palestinesi - circa il 66% della popolazione - fu assegnato così solo il 43% della terra.

Quest’atto insensato dell’ONU, voluto dall’Inghilterra e dai banchieri americani alla Rothschild, ha comportato gravi conseguenze, la prima delle quali fu l’esodo. Dal 1948, oltre a 14 conflitti con palestinesi, paesi arabi ed Iran, ci furono due esodi: quella dei Mizrahi con più di 1 milione di ebrei obbligati a lasciare i paesi arabi e Iran, dove avevano vissuto per migliaia di anni, e la Nakba palestinese con 1 milione di palestinesi costretti a lasciare la Palestina.

Lo stato d’Israele, inizialmente configuratosi in modo socialista, si è, inoltre, progressivamente involuto in modo teocratico, razzista e segregazionista. Ne segue il paradosso attuale: una teocrazia – lo stato d’Israele – aggredisce un’altra teocrazia – l’Iran degli Ayatollah, crudele soprattutto verso i giovani e le donne. C’è però chi fa notare che gli Ayatollah, a differenza di Israele, non hanno ucciso 20.000 bambini.

Ma che cos’è la teocrazia? È la forma di governo secondo cui la gestione delle attività religiose e delle attività di governo laiche coincidono, per cui il governo diventa una volontà di Dio e, viceversa, Dio diventa un puro strumento della politica. Fu Hegel ad accorgersi di qualcosa che, per lo più, viene trascurato: l’identità tra teocrazia e populismo; egli argomentò, infatti, che il popolo è un Dio reale … Dio reale è il popolo (e quindi) governo-di-Dio è governo-del-popolo. L’accezione di teocrazia può così essere allargata a tutti i governi che propongono un leader che parla alla pancia del Paese, un leader che ha connotati di credo misticheggiante. Il potere non è dunque perfettamente laico, ma tutti i governi devono fare i conti con l’irrazionalità propria degli uomini.

Ma andiamo all’inizio o, per lo meno, andiamo al patriarca Mosè.

Mosè, tra il 1200 e il 1100 a.C., aveva riportato gli Ebrei dall’Egitto, dove erano sudditi dei faraoni, alla Terra promessa (ovviamente dal Dio dalla nostra parte), Canaan, una piccola zona della Palestina: secondo l’opinione maggiormente condivisa tra gli storici, questo esodo comportò prima insediamenti pacifici in colonie, ma già con il successore di Mosè, il fratello Giosuè, vi fu la metamorfosi militare che determinò la conquista di altri territori e le atrocità descritte dalla Bibbia e dal Nuovo Testamento e riassunte nell’articolo https://www.uaar.it/ateismo/controinformazione/atrocita-bibbia/: il matematico Odifreddi ha calcolato che 1 milione e 700mila morti furono causati dalle azioni militari degli Ebrei in quei tempi … il buongiorno si vede dal mattino, insomma, sia con le colonie, sia con i genocidi.

L’antica Israeleè comunque citata come uno degli esempi storici di teocrazia: il governo del popolo era diretto da giudici e sacerdoti che seguivano la legge di Mosé (Torah), considerata legge divina e il governo era esercitato secondo i precetti religiosi.

La turbolenza degli Ebrei nel corso della storia determinò, però, le numerose diaspore: il popolo ebraico, costretto ad abbandonare la propria terra d’origine, è stato disperso in varie parti del mondo. La prima deportazione avvenne nel 721 a.C. in Assiria, cui seguirono quella a Babilonia del 586 a.C. e quelle sotto i Romani del 586 a.C. e del 70 d.C.: la pretesa di essere il popolo eletto di Dio è costata cara.

Se esaminiamo i tempi più recenti, una data fondamentale dell’involuzione teocratica ed autoritaria dello stato di Israele è il 1995, quando fu assassinato da un estremista di destra israeliano il primo ministro israeliano Rabin, reo di aver firmato gli Accordi di Oslo, che miravano ad avviare un processo di pace e a porre fine al conflitto israelo-palestinese. Quest’omicidio, invece di portare ad ulteriori sforzi di pace, comportò l’arrivo al potere del giovane Netanyahu, il cui cognome, cambiato dal padre di Bibi, non era un buon presagio: Netanyahu significa, infatti, dono di Dio … un’ennesima violazione della legge di Mosè, che predica Non nominare il nome di Dio invano. L’omicidio di Rabin, comunque, dimostrò che il crimine paga: si verificò quella che il politologo Gilles Kepel ha chiamato la rivincita di Dio.

Fin dal 1995 Netanyahu ha ripetuto, per trent’anni, L’Iran è pronto a produrre le bombe nucleari e questo slogan propagandistico è stato la scusa per il recente bombardamento di Teheran, nonostante i pareri opposti del direttore dell’Agenzia atomica, organo internazionale, e della stessa intelligence USA ... insomma la Storia non insegna: le false prove e l’esportazione della democrazia hanno determinatoinutili e sanguinose guerre in Libia, Iraq e, dopo di queste, il caos!

L’involuzione teocratica e autoritaria è continuata nei decenni, tanto che nel 2010 Gideon Levy scriveva sul quotidiano di sinistra Haaretz:

10.10.10″: ricordate questo giorno. È il giorno in cui Israele cambia la sua natura. Di conseguenza, il suo nome potrebbe trasformarsi in “Repubblica Ebraica d'Israele”, proprio come la Repubblica Islamica dell'Iran. La proposta di legge sul giuramento di fedeltà che il primo ministro Benjamin Netanyahu sta cercando di far passare sarà rivolta soltanto ai nuovi cittadini non-ebrei, ma avrà in concreto effetti sul futuro di tutti noi.

Da oggi in poi vivremo in un Paese ufficialmente etnocratico, teocratico, nazionalista e razzista. Chiunque pensi che ciò non lo riguardi, si sbaglia. C'è una maggioranza muta che sta accettando tutto questo con preoccupante apatia, come dire: “Non m'importa in che Paese vivo”. E così, chi pensa che il mondo, dopo l'approvazione di questa legge, continuerà a trattare Israele come una democrazia, non ha capito nulla. Questo è un altro passo che danneggia seriamente l'immagine di Israele.

Il primo ministro Netanyahu dimostrerà oggi di essere in realtà un tutt'uno con il leader di Yisrael Beiteinu Avigdor Lieberman, e il ministro della Giustizia Yaakov Neeman dimostrerà di essere davvero un membro leale dello stesso partito. I laburisti, da parte loro, dimostreranno di non essere che un gruppo di zerbini. E Israele in generale dimostrerà oggi di essere indifferente a tutto. Oggi la bozza sul giuramento di fedeltà, domani la legge sul giuramento di fedeltà. Oggi la diga sta per straripare, minacciando di sommergere i resti della democrazia israeliana, finché non rimarremo magari con uno Stato ebraico dalla natura comprensibile a pochi – di certo, non sarà una democrazia. Chi esige tale giuramento di fedeltà sta fraintendendo che cosa voglia dire essere leali nei confronti dello Stato.

Alla prossima seduta, la Knesset dovrà discutere un'altra ventina di bozze antidemocratiche. Lo scorso weekend, l'Associazione israeliana per i diritti umani ha pubblicato una lista nera di proposte di legge: una legge di fedeltà per i membri della Knesset; una legge di fedeltà per la produzione di film; una legge di fedeltà per le organizzazioni non-profit; l'esclusione della catastrofe palestinese – la Nakba – dal raggio d'azione della legge; il divieto degli inviti al boicottaggio; una proposta per la revoca della cittadinanza. È una pericolosa danza maccarthista che viene ballata da questi legislatori ignoranti, che non hanno ancora cominciato a capire che cosa sia la democrazia. Sarebbe pericolosa, questa danza, anche se solo una parte delle proposte diventasse legge, dal momento che il nostro destino e il nostro essere cambierebbero di conseguenza.

Non è difficile comprendere il duo Netanyahu-Lieberman. In quanto nazionalisti giurati, non ci si aspetta che capiscano che democrazia non vuol dire solo il governo della maggioranza, ma innanzitutto che le minoranze hanno i loro diritti. Molto più difficile è comprendere la compiacenza delle masse. Oggi, le piazze si sarebbero dovute riempire di cittadini che non desiderano vivere in un paese dove la minoranza è oppressa da leggi severissime, come quella che li costringerebbe a pronunciare un falso giuramento a uno Stato ebraico; eppure, sorprendentemente, nessuno sembra esserne stato sconvolto.

Per decenni, abbiamo inutilmente affrontato il problema di chi sia 'ebreo' e chi no. Ora, non riusciremo mai a risolvere il problema di che cosa sia 'ebraico' e che cosa non lo sia. Che cos'è lo 'Stato della nazione ebraica'? Uno Stato che appartiene di più agli ebrei della diaspora che ai suoi cittadini arabi? Saranno i primi quelli che ne decideranno il destino, e si potrà ancora parlare di democrazia? La setta ultra-ortodossa Neturei Karta, la quale si oppone all'esistenza di questo Stato insieme a centinaia di migliaia di ebrei che non vi sono emigrati, farà quel che vorrà al suo interno? Che cos'è 'ebraico'? Che cosa sono le 'feste ebraiche'? E le norme alimentari 'kosher'? E il peso accresciuto del potere religioso, come se non ce ne fosse già abbastanza per distorcere la democrazia? Prestare un giuramento a uno Stato ebraico ne segnerà il destino, e minaccerà di trasformarlo in una teocrazia simile all'Arabia Saudita.

È anche vero che, per il momento, si tratta solo di uno slogan vuoto e ridicolo. Non si troverebbero tre ebrei d'accordo fra loro sull'aspetto che ha uno Stato ebraico, ma la storia c'insegna che anche gli slogan vuoti conducono all'inferno. Nel frattempo, le nuove proposte di legge non faranno che accrescere l'alienazione degli arabi israeliani, e alla fine daranno come risultato l'alienazione di settori molto più ampi della società.

Questo è quel che accade quando sotto il tappeto bruciano ancora delle fiammelle non estinte: le fiammelle della mancanza di fiducia nella correttezza della nostra strada. Solo una simile mancanza di fiducia può produrre bozze simili a quella che verrà approvata oggi, e certamente l'approvazione arriverà. Al Canada non serve che i suoi cittadini prestino giuramento allo Stato canadese, e neanche gli altri paesi richiedono simili gesti. Solo Israele. Che lo fa o per provocare ulteriormente la minoranza araba e spingerla a confidare ancora meno nello Stato d'Israele – in modo che un giorno arrivi il momento di sbarazzarsi degli arabi israeliani -, o per affondare la prospettiva di un accordo di pace con i palestinesi. In ogni caso, come al primo Congresso sionista di Basilea del 1897 venne fondato lo Stato ebraico, così oggi verrà fondata la non-illuminata Repubblica Ebraica d'Israele.

Non è una profezia anche per l’involuzione autoritaria della democratica e cieca Europa e per il caos che ne consegue?

Adolfo Santoro

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