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venerdì 25 aprile 2025

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

Esimio filosofo Galimberti

di Adolfo Santoro - sabato 15 marzo 2025 ore 08:00

Esimio filosofo Galimberti,

Le scrivo un po’ pensieroso rispetto alle notizie della settimana sulla crisi climatica, che parlano della guerra dell’Uomo con la Natura (argomento di cui Lei sembra disinteressarsi): negli Stati Uniti già sei morti per tempeste … in Argentina i morti per alluvione sono sedici e i dispersi sono tre, mentre sono caduti 400 mm di pioggia, quasi la stessa quantità attesa in un anno intero … in Toscana e Romagna continuano le criticità delle piene dei fiumi … in Italia c’è una proposta di legge di Fratelli d’Italia secondo la quale le caserme, le basi militari e di addestramento non saranno più soggette alle leggi regionali che impongono vincoli ambientali, a meno che non ci sia il “consenso” dello Stato maggiore della Difesa ...

Ah, ma quest’ultima notizia va nel senso del Suo sentire che si può sintetizzare col motto Libro e moschetto, fascista perfetto!

Le scrivo per chiederLe alcune delucidazioni su filosofia e guerra e sulla deterrenza che Lei sembra auspicare. Solo un gerontocrate (e con questo non voglio insinuare che il Suo pensiero possa essere inquinato dalla demenza senile) può chiarire le mie idee, dall’alto della Sua esperienza di vecchio saggio - per dirla junghianamente.

Mi riferisco alla disquisizione con il suo coetaneo Augias, durante la quale lei mostrava una barba accorciata solo in una metà del viso … quale messaggio sublime Lei avrà voluto inviare ai giovani? … che bisogna essere bellicisti a metà, come Giano bifronte? … i più malpensanti l’hanno scambiato come segno di gerontocrazia, ma non è così: lei non è la maschera di un vecchio rincitrullito, ma di un bellicoso rampante!

Lei ha affermato, infatti, che nel corso della pace si diventa anche imbelli … E di ciò io convengo, perché, altrimenti, il popolo avrebbe dovuto mandare subito a quel paese i Bonaccini, i bellicisti di La7 e chi ha scommesso sulla vittoria dell’Ucraina e a cui del piano ReArm Eu non piace solo il nome (nomen omen!).

Sicuramente Lei è a conoscenza delle conseguenze delle guerre: in Ucraina, oggi, più di 7 milioni di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare, per via dell’inflazione, dell’impossibilità di coltivare i campi disseminati di mine e per mancanza di mano d’opera. La Russia, terzo maggiore produttore di grano dopo Cina e India, l’anno scorso ha visto la sua produzione di derrate vegetali crollare del 14%. In Sudan quasi 18 milioni di persone sono in uno stato di grave insicurezza alimentare. L’esercito israeliano è responsabile di ben 8.660 ettari di terreno agricolo palestinese devastato. La guerra è la prima causa di fame al mondo: lo scorso anno i conflitti armati hanno coinvolto 135 milioni di persone in più verso la fame.

Or bene, Lei ha continuato la sua concione (ridendo) Se la Russia, invece di attaccare l’Ucraina avesse attaccato l’Italia … allora che cosa succede? La pace intorpidisce anche la dimensione guerriera, intesa in senso nobile … La tranquillizzo: il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e tutta la banda dei media italiani stanno già facendo di tutto per irritare Putin e per verificare quanto Lei sospetta … per sfortuna il primo ministro inglese, Starmer, e il presidente della repubblica francese, Macron, sono più bravi a incendiare l’etere con le loro dichiarazioni e avranno magari il privilegio di sperimentare i missili supersonici del malefico Putin … almeno se è vero quanto viene da Lei affermato: i russi vogliono attaccare l’America.

Ed ancora, nel Suo dotto eloquio, Lei ha proseguito con La democrazia la difendi crescendo anche tu il tuo livello di forza per poter competere con quelli che capiscono solo la forza. Sembra un gioco di ruolo in cui viene invocata la presenza dei guerrieri. Ha ragione Lei: dopo i morti in Ucraina e attorno ad Israele occorre che almeno l’Europa sfati il mito che le guerre sono sempre guerre per procura … un po’ di morti italiani e un po’ di distruzione di città come Venezia ci mancano!

Augias ha interloquito con Lei è un uomo di pace … ed apprezzi lo sforzo del vecchietto che L’ha paragonata quasi al pacifista Zelensky o, magari, a Boris Johnson. Ma, comunque, Lei ha zittito immediatamente questa insinuazione ricordando l’assedio di Melo, avvenuto nel corso della guerra del Peloponneso, quando gli ateniesi trucidarono tutti i maschi dell’isola di Melo perché si dichiaravano neutrali tra Atene e Sparta. E Lei, da cultore della democrazia ateniese (che durò solo trent’anni e che era una democrazia in cui donne e schiavi non contavano) ha voluto ricordare che non c’è posto per i paesi non allineati – che ora farebbero parte dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa). Già, i BRICS, quegli scalmanati che parlano di rispetto tra le Nazioni, che vogliono estirpare il dollaro come moneta di scambio e che vogliono dare voce al resto dell’umanità che non fa parte dell’Occidente ... scalmanati, ripeto.

Ma torniamo alla filosofia della guerra, a Eraclito, che asseriva che Polemos (la guerra) è di tutte le cose padre, di tutte re, e gli uni rivela dei e gli altri uomini, gli uni fa schiavi e gli altri liberi … la giustificazione darwiniana ante-litteram della legge del più forte. Peccato che l’imbelle Anassimandro si sia contrapposto ad Eraclito affermando che l’ingiustizia nasce dall’opposizione degli esseri finiti, dal loro volersi distaccare dall’àpeiron, dall’infinito, indeterminato, innocente e pacifico; ne consegue, ragiona Anassimandro, che l’uomo, separato dall’infinito eterno, è condannato ad esistere solo nel tempo, a lottare, a un’incessante guerra che oppone gli opposti che vogliono vincere l’uno sull’altro.

Ma, per fortuna arriva Platone che afferma Quella che la maggior parte degli uomini chiamano pace non è nient'altro che un nome, ma nella realtà delle cose, per forza di natura, c'è sempre una guerra, se pur non dichiarata di tutti gli stati contro tutti... È giusto perciò che lo stato di buona costituzione sia amministrato e organizzato in modo da vincere in guerra tutti gli altri, e tutto il costume la vita pubblica e privata devono essere in funzione della guerra. Ma anche qui c’è un oppositore: Aristotele che ci ricorda che fra le leggi promulgate da Solone vi era quella che puniva l’atimia, cioè il rifiuto di prendere parte in una guerra civile per l’una o per l’altra parte; in questo caso il colpevole veniva allontanato per sempre dalla città e i suoi beni venivano confiscati, mentre il mite Cicerone sosteneva che si dovesse applicare la pena capitale. Insomma, tempi duri per i disertori nella Sua mitica classicità!

Anche nel Rinascimento c’è una contrapposizione: per Machiavelli Un principe non deve avere altro obiettivo, altro pensiero e altro fondamentale dovere se non quello di prepararsi alla guerra e a tutto ciò che essa comporta. Questa infatti è la sola prerogativa che ci si aspetta da chi comanda. È talmente importante che mantiene al potere non solo quelli che principi sono nati, ma molto spesso fa sì che semplici cittadini possano diventarlo; al contrario, i principi che si sono dedicati più ai piaceri della vita che all'arte militare hanno perso il loro potere. Ciò che soprattutto lo fa perdere è il non conoscere quest'arte, mentre ciò che lo fa conquistare è l'esserne esperto. Per Erasmo da Rotterdam, invece, Sono solito domandarmi, spesso meravigliato, cosa mai spinga, non dico i cristiani, ma gli uomini tutti, a tale punto di follia da adoperarsi, con tanto zelo, con tante spese, con tanti sforzi, alla reciproca rovina generale della guerra. Che altro infatti facciamo nella vita se non la guerra o prepararci alla guerra? Neppure tutte le bestie combattono tanto, ma solo le belve, le bestie cattive. E neppure queste combattono fra loro, ma solo se sono di specie diverse. Combattono con mezzi naturali. Non come noi con macchine escogitate da un'arte diabolica.

E così si dipana questa contrapposizione nel corso dei secoli.

Da una parte c’è Hobbes, per il quale la guerra è uno strumento per stabilire il diritto naturale in assenza di quello positivo, per cui lo stato di guerra viene a coincidere con lo stato di natura, dove si scatena la guerra di tutti contro tutti e dove ogni uomo allo stato ferino è come un lupo contro gli altri uomini … la guerra costituisce l’essenza naturale degli uomini che solo la paura della reciproca morte convince a ricercare la pace assicurata dalla forza dello Stato leviatano, del potere assoluto del monarca (Trump o qualsiasi dittatore al suo posto); c’è, in epoca romantica, l’esaltazione della guerra come molla della storia (Fichte) fino ad arrivare ad Hegel, per il quale senza le guerre la storia registra solo pagine bianche: la guerra non è né come male assoluto, né come un’accidentalità, ma è lo strumento con cui i diversi spiriti dei popoli realizzano la missione che l’Assoluto ha a loro affidato, per cui la fiaccola della civiltà conquistata con la guerra passerà quindi da un popolo ad un altro migliore di lui. Dall’altra ci sono Voltaire (La carestia, la peste e la guerra sono i tre ingredienti più famosi di questo mondo), Montesquieu (Non appena si costituiscono in società, gli uomini perdono il senso della loro debolezza, cessa l'uguaglianza che esisteva fra loro e ha inizio lo stato di guerra), Kant (nessuno Stato in guerra con un altro deve permettersi comportamenti ostili che, nella pace futura, renderebbero impossibile la fiducia reciproca).

Acutamente von Clausewitz ha scritto: la guerra non appartiene né al dominio dell'arte né a quello della scienza, ma al dominio della vita sociale. È un conflitto di grandi interessi, che ha una soluzione sanguinosa, e solamente in questo differisce dagli altri. Si potrebbe piuttosto paragonarla al commercio che a qualsiasi altra arte, poiché il commercio è anch'esso un conflitto di interessi e attività: e alla guerra si accosta ancor più la politica, che può anch'essa, a sua volta, considerarsi come un commercio in grande scala.

Ma è solo con l’articolo 11 della Costituzione italiana che si raggiunge l’apice del pensiero umano: L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Ma lasciamo perdere la Costituzione: Lei sarà sicuramente un sapiente nel seguire Nietzsche (i popoli indeboliti acquisteranno nuovo vigore con la guerra), o i due filo-nazisti (Heidegger e Jung), che, dopo la fine della seconda guerra mondiale, dichiararono la loro estraneità al nazismo, ma come costituzionalista Lei è scarsino!

Ora le pongo una domanda: non trova che le Sue parole esaltino i comportamenti come quello del vigilante che a Roma sparò e uccise un ladro in fuga? I giustizieri giustificano le loro azioni come deterrenza … già, la deterrenza che giustifica l’uso delle armi!

E allora, che dire?

Sparagli Piero, sparagli ora

E dopo un colpo sparagli ancora

Fino a che tu non lo vedrai esangue

Cadere in terra a coprire il suo sangue

E, con questo, non voglio dire che Lei è un assassino per procura!

Adolfo Santoro

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