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giovedì 03 ottobre 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​Gli uomini sono guidati dalla propaganda, la Natura è guidata dai fatti

di Adolfo Santoro - sabato 25 febbraio 2023 ore 09:00

La resa dei conti in Ucraina, tipica della scena finale dei western, non ci sarà … almeno nell’immediato, perché ci si accorge, finalmente, che è una guerra che non può essere vinta: è una “guerra calda” all’interno di una “guerra fredda”, non conclusa dal dissolvimento dell’URSS guidata da Gorbachov. La “più rosea” prospettiva è una tregua armata con divisione dell’Ucraina in due stati, come le Coree; e questo significa uno stato di guerra di bassa entità con aumento ulteriore delle spese militari e possibile diffondersi di altre aree e modi di conflitto. La propaganda occidentale potrebbe perdere, alla lunga, rispetto alla propaganda della Russia e della Cina, che, essendo paesi abituati alla sofferenza delle loro popolazioni, dotati di vaste risorse naturali e proiettati verso possibili alleanze con l’anti-americanismo del resto del mondo, sono capaci di maggiore resistenza.

La guerra in Ucraina, come ogni altro conflitto, ha un costo altissimo a livello ambientale e le conseguenze sull’ambiente sono largamente ignorate dalla politica internazionale. Le iniziative di contrasto alla guerra sono, al momento, solo buone intenzioni, come quelle di alcuni cittadini e associazioni che si sono attivati per richiedere che le spese militari siano classificate come “socially harmfull”, socialmente dannose, al pari della filiera della droga e delle criminalità organizzate. Appaiono inoltre esercizi accademici sia l’operato della “Commissione del diritto internazionale” dell’ONU, sia la proposta di definizione legale di “ecocidio”; non possono essere stimate precisamente le conseguenze della guerra: : il monitoraggio regolare dell’ambiente è stato interrotto, non è possibile accedere ai siti nella zona di guerra, i mezzi d’informazione ufficiali e i social media sono inaffidabili e spesso infarciti di fake news intenzionali. Ma l’uomo al potere continua imperterrito a scegliere la guerra per risolvere i conflitti.

La guerra provoca danni diretti all’ambiente già in tempo di pace: solo il movimento e l’utilizzo di mezzi militari distrugge interi habitat ed ecosistemi: gli eserciti emettono CO2 come intere nazioni e l’esercito americano è quello che inquina di più (anche se, all’inizio di febbraio 2022, è stato annunciato un percorso di de-carbonizzazione).

In tempo di guerra le conseguenze sulla Natura del giocare a fare la guerra sono più visibili. Greenpeace e l’ong ucraina “Ecoaction” hanno mappato i 30 maggiori disastri ambientali causati dalla guerra in Ucraina in un anno di bombardamenti. La guerra ha provocato incendi, danneggiato gli habitat e inquinato l’acqua, l’aria e il suolo, mentre i bombardamenti dei siti industriali hanno provocato ulteriori contaminazioni. Sono danneggiati il 20% delle aree naturali protette del Paese e circa 3 milioni di ettari di foresta, mentre altri 450 mila ettari si trovano in zone occupate o interessate dai combattimenti. Un terzo della biosfera europea passa dall’Ucraina; ne consegue che la guerra sta minando la sopravvivenza di migliaia di piante e animali. Le bombe sprigionano, oltre alla CO2, composti chimici (come gli ossidi di zolfo e di azoto che possono provocare piogge acide, modificando il pH del suolo e causando la bruciatura della vegetazione, soprattutto delle conifere). Anche i frammenti metallici delle granate sono pericolosi per l’ambiente: la ghisa mista ad acciaio è il materiale più comune per i bossoli delle munizioni e non contiene solo ferro e carbonio, ma anche zolfo e rame, che si infiltrano nel terreno e possono finire nelle acque sotterranee, entrando nelle catene alimentari di esseri umani e animali.

In tempo di guerra i due terzi dei danni derivano dall’inquinamento atmosferico: le emissioni di gas serra direttamente legate alla guerra in Ucraina sono pari all’inquinamento annuo di paesi come la Svezia o l’Irlanda e conseguono soprattutto ad incendi di foreste (un terzo delle foreste è stato danneggiato) e ad attacchi ai depositi di petrolio e carburante e impianti industriali.

Il resto deriva dalla distruzione del suolo e dall’inquinamento delle risorse idriche. Già alla fine di febbraio 2022, ad esempio, i satelliti avevano notato come le miniere abbandonate nell’Ucraina orientale si stessero riempiendo di acqua ad un ritmo impressionante: fin dal 2017 l’OCSE (Organizzazione intergovernativa per la sicurezza e la cooperazione in Europa) aveva riscontrato nella miniera di carbone Yunkom il forte rigonfiamento del terreno provocato dalle infiltrazioni di acqua ed aveva dichiarato: “Qualsiasi destabilizzazione della miniera causata da un suo allagamento potrebbe rilasciare 500 metri cubi di acqua contaminata e radioattiva nelle falde acquifere”. Nel Donbass ci sono 222 miniere di carbone che rendono questo un luogo economicamente strategico, ma, secondo l’ONU, dal 2014 sono stati distrutti 530 mila ettari di ecosistemi, tra cui 18 riserve naturali e 150 mila ettari di foreste. Bisogna aggiungere che il cedimento delle dighe delle installazioni di stoccaggio dei residui potrebbe inquinare il fiume Siverskyi Donets, una risorsa di acqua potabile di primaria importanza per un’ampia parte della regione del Donbass; in tal caso il disastro ambientale potrebbe espandersi al mar d’Azov e al mar Nero.

Il suolo contaminato comporta che non possa essere coltivato, né possa fornire foraggio al bestiame, non solo nell’immediato, ma anche a distanza di molto tempo: è stato riscontrato, ad esempio, nella Francia del nord-est un inquinamento dei prodotti della terra a causa dei residui di bombe inesplose durante la prima guerra mondiale. A ciò si aggiunga come residuato delle guerre moderna l’uranio impoverito, utilizzato nelle munizioni anticarro. I metalli e le terre rare (ottenuti anche con costosi ambientali), contenuti nelle armi, infine, restano, infine, nell’ambiente invece di essere smaltiti correttamente.

Le esplosioni e il crollo di edifici generano un grande sollevamento di polveri sottili che inquinano l’aria. L’inquinamento atmosferico dell’Ucraina era già pessimo prima della guerra a causa delle industrie, delle centrali energetiche, delle miniere, della produzione di cibo, del traffico e degli incendi forestali. L’Ucraina, infatti, è uno dei Paesi più inquinati d’Europa: secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità la qualità dell’aria in Ucraina era considerata moderatamente pericolosa. Le medie annuali di concentrazioni di particolato PM2.5 si aggiravano intorno ai 20 µg/metro cubo (ben superiore al limite di legge di 10 µg/metro cubo). La guerra ha reso l’aria dell’Ucraina altamente pericolosa. Se un sito industriale viene colpito, grandi quantità di sostanze tossiche sono liberate in aria ed il bombardamento indiscriminato delle città distrugge e inquina anche l’ambiente urbano, il che peggiora ulteriormente la qualità di vita degli abitanti, anche per le generazioni future.

Ma, oltre al forte impatto immediato sull’ambiente e sulla natura, la guerra ha effetti a medio e lungo termine nella ricostruzione delle infrastrutture e degli edifici distrutti. Dovranno essere sminati 200mila chilometri quadrati, un’area grande quanto i due terzi dell’Italia. Si aggiunga infine un paradosso successivo alla guerra: l’abitudine di liberarsi degli ordigni in eccedenza buttandoli in mare; l’Adriatico è un ricettacolo delle armi chimiche e degli esplosivi della seconda guerra mondiale e della guerra in Kossovo.

Secondo l’”initial impact monitoring” condotto dall’United Nations environment programme (Unep), “Il monitoraggio preliminare del conflitto in Ucraina indica impatti significativi sugli ambienti urbani e rurali che potrebbero lasciare al Paese e la regione con un’eredità tossica per le generazioni a venire”. La guerra ha provocato danni in molte regioni dell’Ucrania, “… con incidenti in centrali e impianti nucleari, infrastrutture energetiche, comprese petroliere, raffinerie di petrolio, piattaforme di trivellazione e impianti di gas e condutture di distribuzione, miniere e siti industriali e impianti di agro-trasformazione. Il risultato sono stati molteplici incidenti di inquinamento atmosferico e una contaminazione potenzialmente grave delle acque sotterranee e superficiali. Anche le infrastrutture idriche, comprese le stazioni di pompaggio, gli impianti di depurazione e gli impianti di depurazione delle acque reflue, hanno subito danni significativi e numerosi impianti industriali, magazzini e fabbriche sono stati danneggiati, alcuni dei quali immagazzinavano una serie di sostanze pericolose che vanno dai solventi all’ammoniaca e alla plastica. Sostanze pericolose sono state rilasciate anche dalle esplosioni negli impianti di stoccaggio agroindustriale, comprese le piante di fertilizzanti e acido nitrico. Ci sono anche segnalazioni di attacchi contro diversi grandi allevamenti di bestiame, dove le carcasse di bestiame rappresentano un ulteriore rischio per la salute pubblica.”. In molte aree urbane dell’Ucraina la bonifica delle abitazioni distrutte comporterà problemi particolari: le macerie potrebbero essere mescolate a materiali pericolosi, in particolare amianto. Le immagini satellitari hanno anche mostrato un aumento significativo degli incendi in varie riserve naturali e aree protette e in aree boschive. Inoltre, l’inquinamento dovuto all’uso estensivo di armi, anche nelle aree popolate, e ai grandi volumi di rifiuti militari, compresi i veicoli militari distrutti, crea una grande sfida per la loro bonifica.

L’ONU ha anche avvertito che in caso di fuga di radiazioni dalle centrali nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhia (la più grande e potente di tutta Europa), quasi tutto il mondo sarebbe in pericolo. L’AIEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica) riferisce che attualmente le centrali nucleari di “Zaporizhzhia e Chernobyl non trasmettono più dati”. Senza una manutenzione adeguata, queste installazioni finiranno per deteriorarsi e rilasciare inquinanti nell’ambiente, che andranno a contaminare le acque di superficie e le falde. Oltre che per la mancata manutenzione, le strutture di contenimento possono rompersi a causa di eventi esterni, come un attacco militare. Il rischio nucleare è dunque già in atto, indipendentemente dalla minaccia russa delle “bombe tattiche”.

Le catastrofi causate dal malfunzionamento delle dighe sono frequenti nel mondo: dieci anni fa lo sversamento in una miniera finlandese, da dove si estrae nichel, zinco e uranio, ha contaminato almeno cento ettari di ecosistemi lacustri e paludosi con metalli pesanti e scorie radioattive; il rilascio di cianuro da una miniera estrattiva di oro in Romania, nel 2000, ha inquinato un affluente del Danubio ed ampi tratti del Danubio. Oggi la guerra in Ucraina minaccia la sicurezza delle 465 installazioni di stoccaggio e degli oltre sei miliardi di tonnellate di rifiuti tossici in esse contenute: il rischio viene da possibili incidenti (il 60% delle installazioni di stoccaggio dei residui in Ucraina è obsoleto e alcune sono state abbandonate dai loro proprietari, mentre tre quarti di essi sono già considerati potenzialmente pericolosi), ma anche da possibili attacchi intenzionali; molte installazioni di stoccaggio sono situate vicino a zone che ospitano riserve di acqua potabile e sono vicine a centri abitati.

Questa guerra non può dunque essere vinta: può essere solo persa! Chi sta perdendo la guerra è sicuramente la Natura, che però si rivolta attraverso i “disastri naturali”: la priorità data dai governi alle spese militari “distrae” dall’obiettivo più serio, quello dell’efficace contrasto al social warming. Già dalla prossima estate la carenza d’acqua sarà al centro dei problemi; e con la carenza d’acqua diverranno intollerabili le difficoltà all’accesso alimentare e la desertificazione. E fin da ora è immaginabile la propaganda dei media nazionali, che incolperà “l’uomo” e non i governi di cui è stata complice.

Adolfo Santoro

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