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mercoledì 11 dicembre 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

Caro Papa Francesco

di Adolfo Santoro - sabato 16 marzo 2024 ore 08:00

Caro Papa Francesco,

scrivo questa lettera a Lei, non come capo della Chiesa Cattolica (altrimenti dovrei ricordare i crimini di tale istituzione), ma come persona dotata di buon senso. Lei ha dimostrato, infatti, buon senso anche nel corso dell’intervista alla Radiotelevisione svizzera, ma è successo che le Sue parole siano state equivocate. Qual è l’origine dell’equivoco? Secondo me, è nel misticismo, che fa sì che la compassione non vada di pari passo con la comprensione, che l’emotività non vada di pari passo col ragionamento e con l’imparare dagli errori della storia, che le poche parole finiscano in chiacchiere. Questo balbettare, del resto, apparteneva anche al Suo omonimo Francesco d’Assisi, che andò in visita al Sultano di Egitto; appartiene anche a Jorit, l’artista napoletano che ha abbracciato Putin.

Mi spiego meglio e comincio da Francesco d’Assisi. La storia di Francesco d’Assisi non è dissimile da quella di uno psicotico odierno o da quella di Buddha o di Gesù: nato da famiglia agiata, destinato a una vita di privilegi, mentre cercava, nel 1203, di raggiungere il Salento per imbarcarsi verso Gerusalemme e partecipare alla quarta crociata, bandita dal “Servo di Dio” Papa Innocenzo III, ebbe la visione di Dio che gli chiese: “Perché cerchi il servo in luogo del padrone?”. Si sentì obbligato a tornare ad Assisi e “mutò le armi mondane in quelle spirituali, ed in luogo della gloria militare ricevette una investitura divina”; divenne soldato di Cristo, dove per “soldato” si intende chi ama il nemico, invece di ucciderlo. Fu così che quando, nel 1219, s’imbarcò per la “Terra Santa” per partecipare alla quinta crociata, la sua motivazione era “l’ardore della carità … tentò di partire verso i paesi infedeli, per diffondere, con l’effusione del proprio sangue, la fede nella Trinità”. Il Sultano, più saggio dei capi della Crociata, propose loro un compromesso: avrebbe ceduto Gerusalemme in cambio della fine delle ostilità. Ma il legato del papa, Pelagio, volle continuare la guerra per distruggere definitivamente l’armata musulmana, fatta di “nemici immondi”. Dopo pochi giorni l’esercito crociato subì, invece, una clamorosa sconfitta: più di seimila cristiani morirono in battaglia. In questo clima Francesco andò, armato di manipolativa umiltà, dal Sultano per convertirlo. Questi accolse il folle, che, per dimostrare la superiorità del Dio cristiano, dichiarò di essere disposto a sottoporsi all’ordalia del fuoco: “Io, con i tuoi sacerdoti, entrerò nel fuoco e così, almeno, potrai conoscere quale fede, a ragion veduta, si deve ritenere più certa e più santa”. Il Sultano non accettò la prova proposta dal poverello e gli offrì doni, che il frate rifiutò sdegnosamente. La carità e il missionarismo sono due vecchi vizi del Cristianesimo che hanno fatto parte delle armi dell’imperialismo occidentale e che fanno parte di tutti gli imperialismi! Imparò Francesco dall’episodio che la guerra da vincere era dentro di lui e che la pace può essere costruita solo dopo aver vinto questa guerra? Forse no: il suo masochismo, fatto di falsa umiltà, ebbe la meglio, se è vero che, al capitolo XIV della sua Regola non Bollata, scriveva che “quando i frati vanno per il mondo”, in qualunque casa entrino, devono augurare la pace: “non resistano al malvagio; ma se uno li percuote su una guancia, gli offrano l’altra. Diano a chiunque chiede; e a chi toglie il loro, non lo richiedano”. Il poverello non comprendeva che il “male” deve essere prevenuto attraverso l’analisi degli errori insegnati dalla storia e che il suo masochismo lo portava a cercare di convertire, con approccio antropocentrico, perfino il lupo di Gubbio. Non conosceva purtroppo la “retta via di mezzo”, che portò Buddha a rinunciare alla mortificazione della carne, né che l’origine del “male” è nel karma, cioè nel fatto che le azioni hanno l’effetto feed-back retroattivo e proattivo.

La prova del fuoco fu immortalata da Giotto, uno che, come Jorit, lavorava con le immagini. Ha detto Jorit: “L’immagine che ho voluto passare è proprio questa. Durante una guerra la prima cosa che si fa è: si crea un nemico che non sia umano, ma un mostro, perché così è l’unico modo per poter combattere e portare la guerra fino alla fine… La prima cosa che ho fatto è quella di umanizzare il nemico … O andiamo alla terza guerra mondiale, e quindi probabilmente alla fine dell’umanità come la conosciamo, oppure questa fotografia con Putin se la dovranno fare tutti, partendo dal primo all’ultimo politico europeo, perché dovranno trovare una soluzione diplomatica.”.

Se, purtroppo, l’uomo non riconosce che la storia è maestra di vita, è condannato a ripetere i suoi errori ! E così Lei si ripropone come nuovo Francesco, chiamato a redimere la Chiesa dalla dittatura dei generali fascisti come Videla e dalla pedofilia. E così Lei trova in guerre di religione in cui ci sono “nemici immondi” e si fanno stragi di crociati votati alla vittoria finale.

Ho comunque apprezzato nella Sua intervista sulla TV svizzera che, a proposito della guerra di Gaza, Lei abbia detto che si tratta di una “guerra fra due irresponsabili”. La parola ”irresponsabilità” allude alla “pazzia” dei due - Hamas e Netanyahu -, che però sono solo gli esecutori materiali della sceneggiata di qualcuno più pazzo di loro. La “follia” è un fenomeno, infatti, costruito di generazione in generazione. Chi sono i mandanti di questo orrore? Gli arabi che prima non si erano accorti della tracotanza degli ebrei sionisti che compravano le loro terre, poi hanno cercato di tornare indietro quando era troppo tardi diventando i martiri dei petrolieri ed, infine, si sono affidati al terrorismo e agli estremismi? I sionisti che prima si sono insediati nella terra altrui, sostenuti dai ricchi ebrei internazionali e dalle potenze occidentali, poi sono diventati un piccolo impero, anche atomico, che, da impero, si è espanso colonizzando, usando il “divide et impera”, l’apartheid e l’espulsione dalla Palestina? E non sta succedendo anche in Ucraina che l’imperialismo sia entrato in conflitto col nazionalismo? Non sta succedendo che l’uomo non si accorge di non avere più tempo né per l’imperialismo, né per il nazionalismo; che, come nel “Settimo sigillo” di Bergman, l’uomo sta perdendo la partita a scacchi con la Morte; che il suo “credere nella Vita” sia illusorio al cospetto della sua “irresponsabilità”?

Ciò che soprattutto ho apprezzato nella Sua intervista alla TV svizzera è stata la frase “Il più forte è chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca.”. Chi è il più forte, che ha maggiore responsabilità nell’intavolare la trattativa di pace? È la NATO rispetto alla Russia (ma i BRICS stanno ridefinendo la classifica!)! È la Russia rispetto all’Ucraina! È il governo dell’Ucraina rispetto al suo popolo! È l’Occidente rispetto a Netanyahu! È Netanyahu rispetto agli ostaggi! È Hamas rispetto alla Palestina! La migliore guerra è quella che non viene fatta e i più forti hanno la responsabilità di prevenire le guerre, e di concluderle se hanno commesso l’errore di permetterle: hanno la responsabilità di strutturare un contesto di pace per chi si percepisce ancora come nemico. Non occorrono mediatori, ma occorre che i più forti guardino dentro di sé e riconoscano le proprie contraddizioni! Ad esempio, occorre che chi si professa cristiano comprenda che Gesù cacciò via i mercanti dal Tempio e che il cristianesimo è incompatibile con la finanza; ne consegue che, se la Terra è un Tempio, i mercanti dovrebbero emigrare su Marte, come i fascisti di Corrado Guzzanti o gli Asperger alla Elon Musk!

Sarebbe bello che anche Lei, caro Francesco, si guardasse dentro: nel Catechismo della Chiesa cattolica si fa distinzione tra “guerra giusta”, giustificata dalla “legittima difesa”, e “guerra sbagliata”. In questo modo la “guerra giusta” diventa “sbagliata” solo grazie al numero di morti: la generazione distrutta in Ucraina, i bambini uccisi a Gaza. In questo modo la “guerra giusta” diventa “sbagliata” solo se non la si può vincere!

Senza la chiarezza interiore si cade facilmente nell’equivoco e nell’accusa di faziosità! È, purtroppo, l’errore dei mistici, che sono sempre lì a chiedersi “Perché Dio ha creato il male?” e non comprendono che il male è il frutto dell’evoluzione dell’uomo e che è dovere dell’uomo interrompere la trasmissione intergenerazionale della follia e dei “credo” ad essa correlati. Girare le spalle al passato dopo aver imparato dai suoi errori … non lo diceva anche Gesù? “Non sono venuto a distruggere il Vecchio Testamento, sono venuto a completarlo!”. Elegantemente Gesù diceva che la Bibbia è un mucchio di fandonie e di follie trasmesse di generazione in generazione e che l’unica alternativa alle religioni storiche è quella di girare loro le spalle. Ma, purtroppo, i mistici hanno fatto di Gesù il fondatore di un’altra religione storica!

Non credo, caro Francesco, che leggerà mai queste righe. Ed anche se le leggesse, sarebbero, forse, eccessive per un mistico comprenderle. Ma, comunque, mi accomiato da Lei salutandoLa con simpatia e con le parole della canzone “Solo lepido a Dios” (A Dio chiedo soltanto), che l’autore, Leon Gieco ha cantato alla Sua presenza:

A Dio chiedo soltanto che il dolore non mi sia indifferente,

che l’arida morte non mi colga vuoto e solo, senza aver fatto abbastanza.

A Dio chiedo soltanto che l’ingiustizia non mi sia indifferente,

che non mi schiaffeggino l’altra guancia, dopo che un artiglio mi graffiò in questo modo.

A Dio chiedo soltanto che l’inganno non mi sia indifferente,

se un traditore può più di molte persone, che queste persone non lo scordino facilmente.

A Dio chiedo soltanto che il futuro non mi sia indifferente,

è senza speranza colui che deve andare a vivere una cultura differente.

A Dio chiedo soltanto che la guerra non mi sia indifferente,

è un mostro grande e calpesta forte tutta la povera innocenza della gente.

Sinceramente,

Adolfo Santoro

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