Treni e navigatori
di Libero Venturi - domenica 10 marzo 2019 ore 11:00
Treni. La Tav è il treno ad alta velocità che dovrebbe viaggiare ad una media di oltre 200 km l’ora sull’asse Italia-Francia e ritorno. Sempre ammesso che parta, perché i Cinque Stelle, al governo del Paese, sono contrari. Alla Tav e alla pentola a pressione perché rovina la cottura. I Pentastellati del resto mostrano una generale avversione verso le grandi opere, considerate inutili, costose e fonte di spreco di una vecchia classe politica, corrotta e serva dei poteri forti. Molte le hanno bloccate, dimenticando la lezione Keynesiana della domanda aggregata come possibile formula di uscita dalla crisi, vale a dire la realizzazione di opere pubbliche come volano per il rilancio economico. Ma anche Keynes probabilmente è superato, oltre che defunto da un bel po’.
Comunque alcune cose vorrei capire e non solo dai Cinque Stelle, ma anche dal popolo No-Tav che comprende Sindaci, amministratori e cittadini di diverso orientamento politico di quelle valli e convalli, nonché un discreto numero di esagitati contestatori fomentatori di disordini e rompicoglioni. Le domande sono queste: siamo contro il treno? Come un Papa ai tempi del Risorgimento, che poi dice non fosse nemmeno vero? Come gli Indiani d’America, che magari qualche ragione in più ce l’avevano? In Val di Susa non mi pare pascolino i bisonti. Oppure siamo contro la velocità, specie se alta, perché apprezziamo la lentezza e ne tessiamo l’elogio? O è forse una questione di difesa di un ambiente alpino incontaminato? Mi risulta però che in quelle valli ci passino almeno un’autostrada, una superstrada e altre vie di percorrenza più o meno veloci. Su cui transitano auto private, nonché congestionanti, che portano persone e automezzi pesanti, nonché inquinanti, che trasportano merci. Magari, quando le hanno costruite, anni fa, molti No-Tav non erano ancora nati o, se lo erano, non se ne sono accorti e non hanno avuto da ridire. Ma non dovremmo essere più a favore del trasporto pubblico -e le ferrovie lo sono- e, meno, di quello privato? Oltretutto mi risulta che, se si realizza la Tav con i tunnel previsti dal progetto originario, i tunnel di base, le merci di grande tonnellaggio verrano caricate su ferrovia invece che transitare su gomma con mezzi inquinanti. Si chiamano tunnel di base proprio perché attraversano le montagne alla loro base, a 600 metri di altezza circa, consentendo ai treni molto pesanti di trasportare più merci, sottraendole al trasporto su strada. Se il tunnel è scavato più in alto è più corto, ma diminuisce anche il peso trasportabile perché il treno non ce la fa a salire.
Anche per quanto riguarda la spesa, i costi sarebbero ripartiti: l’Italia corrisponde “solo” per il 30% circa, il resto lo mettono Francia, 23% ed Europa, 47%. Intanto il ministro dei trasporti Toninelli, fedele alla linea grillina, ma non a quella ferroviaria, ha fatto fare una verifica costi-benefici, immagino pagandone il costo, ignoro con quale beneficio, che ha dato esiti sostanzialmente neutri. Come, del resto, la maggior parte delle indagini costi-benefici. Ad oggi i lavori sono in fase avanzata di costruzione e 25 km di gallerie sono stati già realizzati, quindi si spenderà un bel po’, in caso di ripristino, si pagheranno penali e perderemo i contributi della Comunità Europea, che non sono noccioline.
Alla fine francamente non si capisce perché avversare con così tanta fermezza identitaria e ferocia ideologica la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. Che ci stava sui coglioni la Francia e noi a loro -e con il nostro governo come dargli torto- quello s’era capito. Però anche in questo caso non abbiamo ragione perché, per la realizzazione della TAV, un accordo con la Francia, oltre che con l’Europa, il nostro Paese l’aveva pur firmato. E se ad ogni cambio di governo i contratti precedenti saltano, addio credibilità dell’Italia! Pacta sunt servanda, lo dicevano i latini, che erano romani, che eravamo noi italiani.
Intanto Cinque Stelle e Lega litigano perché, invece, la Lega è favorevole alla Tav. E il Governo rischia, mentre le elezioni europee sono alle porte. Naturalmente l’Italietta ha sempre una soluzione di ripiego per salvare capra e cavoli, vale a dire la faccia di tutti: favorevoli e contrari. Si propone una mini Tav, una ridotta tipo Treno A Vapore, vedi vignetta di Altan. Non si scavano i tunnel di base, ma si raddoppia la Galleria del Frejus, quella moderna, realizzata da Cavour nell’ottocento. Sennonché così i grandi treni merci di 2.000 tonnellate non ce la fanno, infatti nel Frejus transitano solo treni fino a 650 tonnellate. In questo modo non si riduce l’inquinamento, si riduce il transito delle merci dall’Italia alla Francia e viceversa e in più, ad abundantiam, si perdono anche i contributi europei. Bravi! Proprio un bel capo di lavoro, avrebbero detto alla Piaggio, che gli operai lo dovevano fare per essere presi. Che poi i francesi al treno gli danno più importanza di noi. Anche nelle espressioni idiomatiche. Ad esempio, per dire sto per fare, sto per partire, dicono je suis en train de faire, de partir. Noi il treno per fare e sopratutto per partire non si usa. Non la Tav almeno.
Navigatori. “Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”. La citazione campeggia sulle quattro facciate del Palazzo della Civiltà Italiana, all’Eur. È il frammento del noto discorso che Benito Mussolini pronunciò il 2 ottobre 1935 contro la condanna all’Italia, da parte delle Nazioni Unite, per l’aggressione all’Abissinia. Anche un popolo di invasori e colonizzatori, come sappiamo. Oggi però quella scritta andrebbe aggiornata. Dovrebbe suonare così: un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati e di navigator.
Sì proprio “Navigator”. Si chiamano così le nuove figure professionali, i tutor che dovranno seguire coloro che percepiranno il “Reddito di Cittadinanza” e dovranno affrontare un percorso di riqualificazione e inserimento nel mondo del lavoro presso i Centri per l’Impiego che devono essere riformati. Che è già un bel casino.
Il Navigator si occuperà di selezionare le offerte di lavoro per i percettori del suddetto Reddito, che gli verranno assegnati. Il suo lavoro consisterà anche nel monitorare il comportamento tenuto dai beneficiari. Dovrà stilare dei rapporti puntuali che permetteranno al Ministero del Lavoro di individuare eventuali abusi. Il povero Navigatore naviga dunque in un mare aperto e periglioso, speriamo non in una tempesta perfetta.
Ma come si fa a diventare un Navigator? Si frequenta la Marina Militar? E chi può diventarlo? In che modo si può intraprendere questa carriera? Pensavano di indire un concorso, ma l’ipotesi è saltata: per diventare Navigator si potrà mandare il proprio curriculum vitae all’Anpal, l’Agenzia Nazionale per le Politiche attive del Lavoro, che non si sapeva nemmeno bene cos’era e passerà da una piccola agenzia di circa 400 precari ad un colosso di oltre 30 mila dipendenti. Tanti o pochi sembra ne occorrano per assistere ed orientare cinque o sei milioni di persone proponendo loro un’occupazione, se non tre. La selezione dei Navigator probabilmente consisterà in una valutazione dei titoli a cui seguirà un colloquio. Dati i livelli di inquadramento attualmente previsti, servirà avere la Laurea Magistrale in una di queste discipline: Scienze Politiche, Giurisprudenza, Economia, Psicologia, Scienze della Formazione. E in più vantare almeno 4 anni di esperienza nel settore della consulenza per il lavoro. Che non sono nemmeno pochi. Una volta completate le assunzioni, fase che dovrebbe concludersi tra maggio e giugno, per le nuove figure scatterà un periodo di formazione di 6-8 mesi. Quindi, calma e gesso, non c’è tutta questa furia. È più importante l’effetto annuncio.
Per quanto è dato sapere, l’Anpal assumerà i Navigator con un contratto di collaborazione di due anni. Un periodo necessario a mettere a punto il sistema incentrato sulla misura di sostegno al Reddito. Dopodiché il governo ha assicurato che, reperendo nuove risorse, i Navigator verranno progressivamente stabilizzati. La loro retribuzione dovrebbe essere circa 1.700-1.800 euro al mese, più bonus legati alle assunzioni procurate. Intanto si può fare la domanda. Sembra che il costo per assumerli sfiori i due miliardi di euro l’anno e forse saranno loro il vero e stabile risultato a livello occupazionale di tutta l’operazione. Se invece i Navigator andranno in esubero, non saranno di nuovo imbarcati e resteranno a terra, c’è sempre il Reddito di Cittadinanza. Anche loro potranno farne richiesta. D’altronde siamo o non siamo un popolo di Navigator? Vivere non è necessario, necessario è navigare! È la dura vita dei marinai. Buona domenica e buona fortuna.
Pontedera, 10 Marzo 2019
Libero Venturi