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mercoledì 11 dicembre 2024

PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

​Ci vuole Fedez

di Libero Venturi - domenica 09 maggio 2021 ore 07:30

Cioè, fatemi capire: Fedez partecipa al Concertone del Primo Maggio sulla Rai, quello dei Sindacati per la Festa dei Lavoratori. Più che cantare le vuol cantare a qualcuno, vuol parlare dal palco e fa trascrivere il discorso sul gobbo per non confondersi. Mai parlare a vanvera! Sennonché il testo viene fatto pervenire a chi di dovere: ligi e ossequiosi servitori si trovano in tutte le migliori famiglie. Subito, dalla società organizzatrice dell’evento -sembra di capire- telefonano a Fedez e gli chiedono chiarimenti e mitigazioni dell’intervento. Richiamano il rispetto di un “sistema”, che non si sa se esiste, ma se c’è non deve essere quello che ci si giocava la schedina del Totocalcio al Bar La Posta. Dice che non si possono fare nomi e cognomi sul palco in diretta televisiva, senza che sia prevista una replica. Forse tirano in ballo la vice di Rai 3, Ilaria Capitani. Questo Fedez, capace è uno di sinistra, capace un comunista. Ma anche no. Comunque nel frattempo la Lega fa tuonare un comunicato preventivo con il quale si intima che se Fedez userà il palco del Primo Maggio a fini personali per fare politica, la Rai dovrà impugnare il contratto e i sindacati che se lo paghino il Concertone, che costa 500 mila euro agli italiani, che sono palanche, mica bruscolini! Si parte già benino.

E così Fedez, invitato a nozze oltre che al concerto, legge il suo comunicato ed esterna quello che voleva esternare e anche di più, a maggior gloria e clamore. E tra le altre cose dice quello che voleva dire e cioè che l’ostruzione che la Lega fa alla proposta di Legge Zan sull’omotransfobia è vergognosa e cita diverse garbate espressioni omofobe di rappresentanti leghisti, chiamati per nome e cognome, la più rispettosa e rassicurante delle quali è “se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno” di Giovanni De Paoli, consigliere regionale della Liguria, forse condizionato dalle tante trasmissioni culinarie che imperversano in tivvù. Ma non so se sia migliore la frase della candidata leghista Giuliana Li Vigni, che sostiene: “fanno le iniezioni ai bambini per farli diventare gay”, perché qui si ravvisa anche una certa deriva no-vax: sarebbe probabilmente un effetto collaterale. Ma quand’è che siamo diventati un paese così?!

Fedez denuncia anche la censura, o meglio il tentativo di censura, ovverosia la richiesta insistente di autocensura e incolpa la Rai: Capitani e attendenti vari. Ma la Rai smentisce di averlo censurato. E, per tutta risposta, il rapper pubblica un video con la telefonata ricevuta, che evidentemente aveva registrato. Della serie: chiamalo “fìdati”! Che telefonare in effetti è sconsigliato: fra quando ti intercettano e quando ti registrano, è sempre un casino. Controreplica dei dirigenti Rai, l’Ad Fabrizio Salini: non siamo noi ad aver telefonato, ma gli organizzatori del concerto e pure lui fa nomi e cognomi; si scusa per loro che forse si saranno fatti carico della responsabilità della vicedirettrice Capitani e di Cgil/Cisl/Uil, ma “non è la Rai”. Come “non è la D’Urso”, che pure interviene. E c’è Lillo che fa il “pompiere”. E Mara Venier non dirà nulla? Speriamo.

Poi, per quanto riguarda i soldi spesi dagli italiani, Fedez replicherà a Salvini di stare zitto che lui canta gratis sul palco e paga in proprio i suoi musicisti e invece la Lega agli italiani è costata 49 milioni, quelli spariti al tempo di Bossi e dell’ex tesoriere Belsito che il Carroccio restituisce in comode rate, da qui all’eternità. E allora il cappellino della Nike esibito da Fedez sul palco? Replicano, piccati, Fratelli d’Italia e Lega: sponsor, pubblicità occulta? Comunque a questo punto la bambola è partita. Tutti chiedono scuse, chiarimenti e perfino dimissioni. Torna a puntino l’eterna, irrisolta questione della lottizzazione della Rai e via discorrendo. I più autocritici e contriti sono PD e Cinque Stelle. I più divertenti e sgangherati i Leghisti che prima hanno fatto partire la richiesta di censura, poi l’hanno denunciata e, a tutela del buon nome della Rai, chiedono testa e dimissioni dei colpevoli alla Commissione Vigilanza. Ricordando, a riprova della loro imparzialità, che Ilaria Capitani è stata portavoce del Sindaco Veltroni e quindi di sinistra. Ripeto, ma com’è che siamo diventati un paese così?!

Intendiamoci, personalmente spero che la proposta di Legge Zan, approvata dalla Camera, passi anche al Senato. Ah, l’insostenibile leggerezza del bicameralismo perfetto! Non si tratta dell’istituzione di nuovi reati, ma dell’estensione all’omofobia dei reati previsti dalla Legge Mancino -che sarebbe meglio fosse applicata- riguardanti l’odio razziale e il fascismo. E si tratta di riconoscere diritti civili in materia di genere che non ledono quelli degli altri. Semplice e fondamentale. Capisco che esternare in diretta alla televisione comporti una responsabilità, ma non mi piacciono le censure. La libertà di parola va salvaguardata, ove possibile distinguendola -anche se a volte è difficile- dalle parole in libertà. Con tutta onestà e buon diritto non mi piace nemmeno chi, a tua insaputa, ti registra le telefonate. Fedez e Ferragni avevano sottoscritto, a proposito dell’uccisione del giovane Willie Monteiro Duarte, che quella violenza era imputabile ad una “cultura fascista”. Parole chiare, riecheggianti Eco e i suoi scritti sul “fascismo eterno”, affermazioni che hanno fatto onore alla celebre coppia e che, diciamo la verità, non mi aspettavo da un’influencer e da un rapper. Detesto i social, non mi piace il rap e d’influenza m’ammalo. Se però giovani così la pensano così, vuol dire che c’è una speranza in più per la democrazia del nostro Paese. E sono anche apprezzabili le iniziative di solidarietà promosse dai due. Quindi che Fedez parli a favore della Legge Zan va bene, censura o non censura, Rai o non Rai. Anche se lui, come altri, ha fatto canzoni o cose con riferimenti omofobi che ora benpensanti e malpensanti gli fanno pesare. Pure io se nel mio piccolo dovessi rendere conto di tutti i “culaioli” detti e i “bucaioli c’è le paste” canzonati, sarei già all’indice e forse già ci sono. E vanno bene le dichiarazioni di Fedez anche se il sospetto che c’entri lo show in tutto questo mi viene, perché sono prevenuto e forse anche un po’ stronzo. Per forza. Ognuno fa i conti con se stesso, alla fine. Ed ognuno ha il suo mondo.

Nel mio, con tutti i suoi limiti, però non ci sono censure o messe all’indice. Non sempre è vietato vietare, ma non ci sono divieti in questo senso. Non per Biancaneve che offenderebbe i nani -tutti e sette- chiamandoli “nani”. Non per la Bella, Addormentata e non consenziente, baciata dal Principe Azzurro, che con il bacio si sveglierebbe molestata; qualunque sia la favola originale e anche considerando che dei Principi, come di gran parte dei monarchi, si può tranquillamente fare a meno. Non per gli Aristogatti che avrebbero schemi e stereotipi razziali rappresentati in negativo: il gatto siamese Shun Gon disegnato con tratti orientaleggianti, tali da farne una caricatura irrispettosa. Non per Peter Pan che offenderebbe i nativi americani chiamando i membri della tribù di Giglio Tigrato, “pellirosse”. Non per Cappuccetto Rosso che sarebbe una fiaba anti animalista. E, passando alla realtà, nemmeno per Cristoforo Colombo e Winston Churchill, considerati schiavisti. Nel mio mondo non c’è la storia fuori contesto, giudicata con il giudizio dell’oggi. Sempre ammesso che di giudizio si tratti. E non c’è neppure nessuna messa all’indice per l’ottimo illustratore Gian Alfonso Pacinotti, in arte “Gipi”. Nella sua striscia la signora Marisa denuncia al commissario Moderno -si chiama così- di essere stata aggredita da Andrea. E il commissario dice “un caso semplice, è una donna, le credo...perché a una donna si deve credere sempre”. Poi dal commissario entra Andrea che, a sua volta, dice di avere subito un’aggressione da Marisa. E... Sorpresa! Anche Andrea è una donna: un nome sia maschile che femminile. Per questi contenuti ritenuti “sensibili” si sono scatenate polemiche pesanti e la striscia è stata oscurata. Il politically correct, divenuto religione oscurantista, impone il suo crucifige. Che la vignetta contenga implicazioni latentemente provocatorie, velatamente misogine e perfino implicitamente retrograde a partire, paradossalmente, dal nome stesso del commissario, lo capisco. Queste cose un misantropo le riconosce. Ma, accidenti ai “bacchettoni” di ogni genere! A me pare una storiella buffa, ironica. E ci voglio ridere su. Ma poi non eravamo contro la censura? Buona domenica e buona fortuna.

Libero Venturi

Pontedera, 9 maggio 2021

Libero Venturi

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