Sanremo reloaded
di Libero Venturi - domenica 17 febbraio 2019 ore 11:30
Poteva Libero Venturi non scrivere del Festival di Sanremo, sessantanovesima edizione, dove al tempo dei sovranisti, vince un italiano al 100%, che si chiama Mahmood, Alessandro, milanese, madre sarda e padre egiziano? Poteva non parlare di un cantante che ha nome Ultimo e vizio di arrivare primo -che sarebbe un ossimoro- ma s’incazza perché è arrivato secondo e inveisce contro giornalisti e giurie, colpevoli di sovvertire il televoto, oltretutto a pagamento, del popolo sovrano? No, mi dispiace, Libero non poteva esimersi da tutto ciò. Anche il centrosinistra alle elezioni in Abruzzo è arrivato secondo e gira un po’ le palle, diciamo la verità; potremmo anche consolarci dicendo che non siamo terzi, ma vaglielo a spiegare a Ultimo.
Guardo distrattamente il Festival, lo ammetto, mai piaciuto. E la serata finale mi sono addormentato per svegliarmi a metà della notte, proprio sul più bello: la premiazione. Fischi della platea perché l’azzurrochiomata, l’improbabile fatina dai capelli turchini, Loredana Berté, era solo quarta! Poi gli sbolliti de Il Volo, giunti terzi e infine Mohamood, dichiarato vincitore a sorpresa per il giudizio delle giurie. Invece Ultimo, in testa secondo i voti popolari, “relegato” al secondo posto. Tra l’altro il dopofestival, finché sono stato sveglio, era andato deserto e c’era un clima freddino. Forse era il termosifone di casa che a una certa si spenge, però sembrava le Botteghe Oscure dopo la sconfitta delle politiche del ‘94.
Salvini sui social, che più social di lui non ce n’è, ha scritto che era meglio Ultimo. In effetti era “beati gli ultimi” e per uno che ha giurato sul Vangelo queste cose contano. Comunque pare abbia telefonato a Mahmood. “È un ragazzo italiano di vent’anni che, suo malgrado, è stato eletto a simbolo dell’integrazione, ma lui non si deve integrare, è nato a Milano, lo hanno messo al centro di una storia che non gli appartiene”. Testuale. Ripeto “suo malgrado è stato eletto a simbolo dell’integrazione”. Volendo dire o che l’integrazione è qualcosa da cui guardarsi oppure che non c’è niente da integrare se si è già italiani e per di più milanesi. Sembrerebbe un’apertura allo “ius soli”, almeno a Milano e d’intorni. È sicuro ministro?
Ora io non faccio testo: a me Bixio così così, nemmeno Virginia Raffaele, che pure è brava, sta troppo simpatica, secondo un’antipatia per gli imitatori che mi porto dietro fin dai tempi del povero Noschese, che era quando Berta filava. L’unico che riesco a farmi piacere è Max Tortora che fa l’imitazione del compianto e grande Alberto Sordi, quand’era già un po’ andato. Ma sopratutto Baglioni mi sta sui coglioni, che fa anche rima. Si può dire o è vilipendio alla Nazione? Belle canzoni, bella voce, belli capelli, per carità, ma fra i cantautori dell’epoca, perché di epoca si tratta, era quello più stucchevole, piacione e commerciale. E quella sua maglietta fina, solo un piccolo e grande amore e che palle! L’anno scorso al suo Festival vinsero Ermal Meta e Fabrizio Moro con “Non mi avete fatto niente”, una canzone che fu dichiarata inedita per qualche frazione di secondo, perché il motivo era già stato presentato in una precedente manifestazione canora: “Musicultura” di Macerata, della cui commissione artistica Baglioni stesso faceva parte.
Però devo dire che quest’anno nuove proposte ci sono state davvero e anche la canzone che ha vinto, “Soldi”, racconta una storia sociale e familiare di oggi ed ha una musicalità coinvolgente con richiami “etnici”, “marocco-pop”, come la definisce Mahmood. Ghali mi sembra più bravo, onestamente, ma non me ne intendo ed ho già detto assai perché a me il rap non piace nemmeno. Silvestri bravo, bella trama, ma il suo partner Sconforto, Rancore, come diavolo si chiama, con copricapo e cappuccio scuro da incazzato generico sul palco di Sanremo... Ovvia! Poco credibile. Meglio allora chi il Festival l’ha sempre snobbato.
Ho anche ascoltato la canzone di Ultimo, che poi, figlio mio se ti ci fai chiamare Ultimo t’è già andata di lusso l’anno scorso che hai vinto con le nuove proposte! Alla lunga, se insisti, speriamo che per te, romano de’ Roma e dei quartieri popolari, non sia vero il detto latino “nomina sunt conseguentia rerum”. La canzone è ammodo, ma, posso dire? Anche troppo Sanremo. Un po’ scontata. Non ha nemmeno il graffio di Ramazzotti, anche lui nato ai bordi di periferia.
E poi questa polemica populista, il popolo vota, paga e ha ragione! Penso che il gradimento sia qualcosa che ha a che fare con il responso popolare, è una questione di orecchio, ma l’arte non sempre. Ammettiamolo. A proposito di orecchio, Van Gogh non vendette un quadro in vita sua ed aveva perfino un fratello mercante d’arte. Eppure era un grande! Ma siamo in un altro campo, in fondo “sono solo canzonette”. Giornalisti, giurati e giurie andrebbero ben scelti e non sono il massimo della condivisione e della simpatia, speriamo lo siano della competenza. Però nemmeno “pago e quindi decido”, mi piace granché. Ci sento il peso delle case discografiche, i voti cumulativi acquistati che è difficile controllare, il “nazionalpopolare” che voglio conoscere, ma non condividere, anzi tenere a distanza.
Comunque su questo Baglioni, che ha fatto un patto col diavolo o col chirurgo e non invecchia più, dovremmo farci un pensiero, dice un amico che di queste cose se ne intende: sta sui coglioni come Renzi, apre il Festival con una polemica contro Salvini sui migranti, il suo Festival lo vince un meticcio 100% italiano, ha una sua presa “trasversale” sul popolo di ogni età e idealità: sarà forse lui il prossimo leader di centrosinistra !? Buona domenica e buona fortuna.
Pontedera, 17 Febbraio 2019
Libero Venturi