Educare alla gentilezza
di Federica Giusti - venerdì 14 marzo 2025 ore 08:00

Credo fortemente nel potere della gentilezza e credo davvero che potrebbe essere un potente mezzo per sconfiggere l’odio, l’egoismo e la cattiveria gratuita che viviamo nel nostro tempo. Ma credo anche che sia molto complesso attivarla.
Spesso, a mio avviso sbagliando, si pensa che venga fuori da sola, o che basti verbalizzarlo ai bambini affinché loro la mettano in atto, ma in realtà, come ci ricordava Bandura, la fonte primaria di apprendimento nel bambino è l’osservazione del comportamento degli altri, spesso dell’adulto.
La gentilezza sta nelle piccole cose di tutti i giorni. Ieri per esempio, ero a fare spesa. Come sempre entro per prendere due cose ed esco con due buste piene. Non avevo preso il passeggino quindi avevo il bimbo in braccio e le due buste da caricare in auto. Colpa mia ovviamente. Un signore, però, mi ha visto mentre mettevo a posto il carrello ed è venuto verso di me, mi ha chiesto se poteva aiutarmi e dove avessi la macchina, e mi ha caricato le buste in bauliera, salutando con un sorriso sia me che Vinicio.
Un piccolo gesto, un gesto non dovuto né chiesto (ripeto era mia responsabilità aver preso tutte quelle cose consapevole di non avere con me il passeggino), e per questo un gesto puramente gentile.
Vedere questi comportamenti è un modo per educare alla gentilezza. Un modo potentissimo, molto più di mille insegnamenti vuoti solo verbali.
Educare alla gentilezza non fa solo bene all’altro, ma fa bene anche a chi mette in atto quel comportamento.
Si attiva un circolo virtuoso in cui chi dà contemporaneamente riceve.
Ma non è un atteggiamento né scontato né banale. Si deve avere una buona consapevolezza di sé, una buona autostima e una capacità di andare oltre al proprio mero interesse immediato. Quell’uomo ha sicuramente “perso” qualche minuto del suo tempo per aiutarmi, quindi ha subito un leggero svantaggio, ma ha saputo andare oltre e, sicuramente, dopo è stato soddisfatto del gesto e questo ha attivato in lui gli ormoni del buonumore, quindi, da un certo punto di vista, ne ha avuto anche un vantaggio.
Aprirsi all’altro, aiutare, ascoltare con il cuore e non solo con le orecchie, sono tutti gesti quotidiani che possiamo mettere in atto e che possiamo insegnare ai più piccoli, a prescindere dal nostro ruolo nelle loro vite.
Tra l’altro attiva pure il nostro buonumore, quindi perché non provare?
Federica Giusti