Non hanno un amico a teatro
di Federica Giusti - venerdì 10 maggio 2024 ore 08:00
Lo scorso giovedì sono andata al Teatro Era a vedere lo spettacolo di Luca Bizzarri. Conoscevo già il contenuto seguendo il suo podcast su Spotify da più di un anno, ma l’ho comunque apprezzato molto!
Quello che più mi piace di lui come artista è che non ti da risposte ma cerca di stimolare delle domande. E detta così va da sé il parallelismo con la terapia!
Il nome dello spettacolo, del libro e del podcast è, appunto, non hanno un amico, e si riferisce a tutte quelle situazioni nelle quali ci troviamo a fare o dire qualcosa che avremmo potuto tenere per noi, solo perché nessuno ci ha fatto notare che no, forse non era il caso. Siamo portati, a mio avviso, a cercare talmente così tanto il consenso da parte degli altri, anche nelle nostre vite di tutti i giorni, che non siamo più abituati ad accettare e accogliere critiche in maniera costruttiva. Di contro credo sia giusto anche sottolineare come le critiche costruttive spesso facciano fatica ad arrivare, spesso si tratta di out out, o così come dico io o niente, oppure di offese e di giudizi sferzanti.
Invece sarebbe utile avere qualcuno che possa aiutarci a vedere le cose da altri punti di vista, ampliando la nostra visuale, ponendoci delle domande in più anziché fornirci slogan preconfezionati di risposte adatte ad ogni contesto, ma solo sulla carta.
Ciò che mi è piaciuto dello spettacolo è proprio la capacità di prendersi poco sul serio non perdendo di vista mai il rispetto per sé e per gli altri, cercando di alleggerire quanto serve per mantenere però la mente vigile e il cuore attento.
Uno degli assiomi della comunicazione ci dice che in un messaggio c’è una componente legata al contenuto e una legata alla relazione. Noi lo sappiamo a livello teorico ma, spesso, ancora facciamo fatica ad accettarlo a livello emotivo, cercando delle strategie che ci portino alla massima resa con il minimo sforzo. Ecco che di alcune battute prendiamo solo il contenuto e lo reputiamo offensivo senza capire il contesto nel quale viene detto e il modo in cui lo diciamo. Quando qualcuno mi dice “beata te che guadagni stando seduta ad ascoltare la gente” e lo fa sorridendo, non mi viene in mente di querelarlo, ma ci faccio anche io una risata e magari spiego che non si tratta semplicemente di ascolto passivo, ma il tutto nella sana cornice della leggerezza.
Metterci in discussione, permettere ad altri di muoverci una critica, cercare di farci domande più che dare risposte, sono tutti mezzi attraverso i quali possiamo imparare a vivere meglio, più serenamente, più in armonia con gli altri e con noi stessi, e sicuramente più consapevoli.
E sì, anche uno spettacolo comico visto a teatro, può animare riflessioni e discussioni, se siamo spettatori attenti e leggeri!
E se vi capita di imbattervi nel podcast ditemi cosa ne pensate!
Federica Giusti